Il bassista Enio Nicolini (The Black, Akron) continua il suo percorso
musicale con questo nuovo progetto piuttosto particolare, infatti
troviamo solo basso e batteria con un vocalist, niente chitarra o
tastiere, mi viene subito da pensare ad altri progetti simili come
i sorprendenti Beehoover. Insieme a Nicolini abbiamo il batterista
Giuseppe Miccoli e il cantante Eugenio Mucci. Il sound è maledettamente
dark, o se volete doom con strutture ritmiche vicine al prog, mentre
il basso ovviamente si occupa anche delle parti soliste.
Il disco è composto da undici tracce che, viste le premesse,
hanno tutte una simile identità, ma va sicuramente premiato
il coraggio di proporre un disco suonato solo con due strumenti. L’inizio
è deflagrante, il basso è esaltato dal contesto ed inevitabilmente
primeggia, il tessuto sonoro è molto sabbathiano, il singer
del resto in diverse occasioni ricorda il mitico Ozzy, la costruzione
ritmica è complessa e devo dire che non si sente troppo la
mancanza di una chitarra, anche se ovviamente non è il solito
sound a cui siamo abituati. “My Dog is Beautiful” è
ancora più oscura del pezzo precedente, il gruppo dimostra
di saper costruire brani coinvolgenti, nonostante le ovvie limitazioni.
Sulla stessa scia “Spiritual Coma”, anche se il tutto
diventa un tanto ripetitivo. La stanca si sente soprattutto con “Dreams
in a Jar”, che suona molto ripetitiva e può essere vista
come un calo. Molto meglio la tenebrosa “Islero”, che
ha un incedere affascinante, emergono ancora le ombre dei Sabbath,
ma come vanto. “The Fugitive” è incalzante e i
dubbi di due brani prima sembrano fugati, il disco si rialza. Nonostante
questo si avverte ugualmente la pesantezza di un sound troppo omogeneo
e ripetitivo, non è il contesto basso batteria, che rendono
monocorde quanto proposto, è tutto l’insieme che grava
sull’ascolto, perché il songwriting non si dimostra sufficientemente
vario e coinvolgente. Bisogna aspettare la nona traccia per riprendere
interesse, buona la struttura ritmico armonica, la formula del gruppo
non varia molto, ma almeno è un brano che si lascia ascoltare
bene. Però i momenti migliori li troviamo alla fine del disco
con l’epica “Decline and Fall…” forse il brano
che più mi ha convinto delle potenzialità di questa
band e infine con la psichedelica e strumentale “Digital Space
Wave”.
Come ogni lavoro sperimentale, non si tratta di un disco per tutti,
però ho apprezzato molto questo titolo, per il coraggio e la
voglia di fare musica che esprime, fuori da ogni confine convenzionale.
C’è sempre più bisogno di artisti così
e non è un caso se questi progetti vedono la luce in un periodo
in cui da tutte le parti si sente dire che non c’è più
nulla di nuovo, forse bisogna aguzzare la vista e cercare meglio.
GB
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