Credo
che i Sol Invictus di Tony Wakeford (ex Death in June) non abbiano
bisogno di grandi presentazioni, sono semplicemente la band più
importante della scena folk apocalittica. Mancavano dal mercato da
circa sei anni e questo è il loro diciassettesimo album, il
primo per la succursale della Prophecy, la Auerbach Tonträger.
Il nuovo disco ci riporta al tipico sound che ha reso celebre il progetto
di Tony, ballate folk pervase da un senso di mistero e da una inquietudine
sofferta, da un senso di pessimismo imperante, questa volta incentrate
sul tema spinoso della crudeltà. Bastano i suoni acidi e disturbanti,
quasi industrial, che lanciano il violino carico di malinconia di
“Raining in April” per capire che Wakeford è in
forma smagliante, poi c’è il testo glaciale, i ritmi
tribali, l’amalgama è carico di una tensione mortale,
che si conferma brano dopo brano lungo tutto il cd. “To Kill
All Kings” rincara la dose del brano precedente, spingendo ancora
più a fondo verso un baratro di disperazione, che diventa quasi
rabbia. A questo punto arriva uno dei brani più propriamente
folk del disco, “The Sailor’s Aria”, che sembra
proprio uno tradizionale irlandese (e forse lo è). Il canto
dei gabbiani accompagna l’ascolto di questo pezzo e continua
nella seguente “Fools’ Ship”, che ritorna ad offrire
un mix dal sapore piuttosto intenso, ci sono sonorità che mi
hanno riportato indietro alla migliore dark wave degli anni ’80.
“Toys” è uno dei brani più teatrali del
disco, un momento carico di tensione e di buone idee. Mi fermo qui
col track by track, per non togliervi il gusto di scoprire le altre
gemme di questo disco molto intenso.
Il disco offre tredici brani uno più penetrante dell’altro,
la vena poetica di Tony è particolarmente ispirata, il tutto
fa di questo album un nuovo tassello della discografia dei Sol Invictus
da cui non si può prescindere, una nuova gemma di folk apocalittico.
GB |