Chi ha voglia di cambiare nel tempo di solito è anche in possesso
di una buona personalità. Senza dubbio non è semplice
spostarsi da una formula vincente, non tutti gli artisti hanno questo
coraggio di avventurarsi in nuovi percorsi. Non sempre il risultato
ottenuto è quello che si desidera, di conseguenza si rischia
di lasciare i vecchi fans per strada, è anche vero però
che se ne possono aggiungere altri. Ecco allora il classico disco
che può accontentare alcuni e deludere altri.
“Unia” in finlandese vuol dire “sogno”, proprio
come quello che ha Tonj Kakko di modificare la staticità artistica
che ha contraddistinto i seppur ottimi ultimi lavori della propria
band. Dobbiamo cominciare a dimenticare i Sonata Artica speed di “Silence”?
Credo proprio di si, il sound accusa una brusca frenata, ma è
sorretto da una produzione assolutamente straordinaria.
E’ altresì vero che si è giunti al quinto disco
da studio e di esperienza se ne è accumulata, tutto a vantaggio
del suono, ma il nuovo songwriting non sembra sempre all’altezza
della loro fama. Chi con “Unia” ascolta i finlandesi per
la prima volta può rimanere estremamente colpito, chi già
è loro fans penso che abbia qualche cosa da ridire. Canzoni
epocali in effetti non ce ne sono, ma non si può restare indifferenti
davanti a “The Harvest” o alla dolce ballata conclusiva
“Good Enough Is Good Enough”. Fastidiosissima l’idea
di suddividere il cd promo in 99 tracce! Personalmente la ritengo
inutile e spocchiosa. D’altro canto trovo l’idea di arricchire
il sound con strumenti tradizionali, come il Bouzouki, davvero singolare.
Il merito di tutto ciò è di Peter Engberg, noto strumentista
della loro terra.
Ora la scelta ricade su di noi, il nuovo corso intrapreso dalla band
ha tutto il mio rispetto. Applausi al coraggio di evolversi, magari
con un attenzione più alta verso la personalità, allora
domani sicuramente parleremo di gruppo cult. Per ora una pacca sulla
spalla e via, avanti così. MS
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