Rock Impressions

Bruce Soord BRUCE SOORD - Bruce Soord
KScope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2015


Il nome di Bruce Soord non dovrebbe passare inosservato, è il leader e forza motore dei The Pineapple Thief, fra le migliori band inglesi di progressive che tentano di rilanciare il genere in patria. Poi ha recentemente collaborato alla riuscita del bellissimo dvd degli Anathema, di cui ha curato il mixing. Inoltre sta rimixando diversi titoli, come Deliverance & Damnation degli Opeth e Sactitude dei Katatonia. Con questi ultimi è nato un sodalizio che ha portato Bruce a collaborare con loro in tour, mentre col batterista Jonas Renske ha realizzato l’album Wisdom of Crowds. Quindi lo troviamo impegnato su fronti diversi, con un percorso che sembra in parte parallelo a quello del più celebre compagno di scuderia, Steven Wilson. Non pago di tanti percorsi ha realizzato il progetto, lungamente covato, di pubblicare il fatidico primo album solista, a cui partecipa in alcuni brani il chitarrista Darren Charles dei Godstick.

Nel presente disco Soord ha voluto mettere in chiaro il proprio lato più umorale e intimista del proprio stile compositivo. Ecco quindi che non sorprende l’inizio vellutato e sognante di “Black Smoke”, fatta di poche note sospese e un cantato malinconico. Soord propone un minimalismo perfettamente costruito su pochi accordi, e un arrangiamento mirabilmente orchestrato. “Buried Here” è già più canzone, fra indie rock e il vecchio cantautorato rivisto in chiave post moderna. Il brano prende via via intensità e diventa a suo modo un inno, che piacerà molto ai fans degli Anathema e dei gruppi derivati. “The Odds” invece è più particolare, un giro ipnotico incalza l’ascoltatore, è un brano che ha personalità. Ma ogni brano ha un’identità diversa e “A Thousand Daggers” ci mostra ancora una volta l’abilità di Bruce di giocare con belle melodie ed arrangiamenti non convenzionali. Suoni per lo più acustici, che creano un mood onirico. Il rapimento continua con l’incantevole “Willow Tree”, a questo punto del disco, se ci si lascia andare, partono emozioni profonde. Il brano sarà il secondo singolo tratto dal disco. “Born in Delusion” prosegue il cammino senza perdere un grammo di smalto, è ancora un bel pezzo, sospeso tra cantautorato d’autore e una ricerca musicale elitaria. “Field Day Part.1 and 2” sono due brani molto delicati, in linea col resto, ma a questo punto meno sorprendenti. Quasi in finale arriva il primo singolo estratto, “Familiar Patterns”, è un brano particolare, sempre giocato su soluzioni rarefatte e minimali, con belle melodie, anche se l’andamento è particolarmente lento e poco radiofonico. Però possiede la bellezza di un paesaggio nordico immerso in verde silenzio. Bello l’assolo, un po’ pinkfloydiano, ma non banale. Chiude “Leaves Leave Me”, canzone mesta e notturna, che suggella un disco fatto per palati fini, non è certo rock di pancia, ma anche la testa vuole la sua parte.

Soord è un buon songwriter, lo ha dimostrato con i suoi The Pineapple Thief, nel complesso terreno prog, ma oggi mostra che anche in contesti ridotti e scarnificati. Di sicuro la sua penna è influenzata da Anathema e certi Porcupine Tree, ma sono sonorità ancora in via di esplorazione. Resta il fatto che la sua bravura continua a sorprenderci… e il futuro è ancora tutto da scrivere. GB

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