La cantate e compositrice Sarah Schrift, insieme al chitarrista e
produttore Sasha Markovic (ricordate il bel disco a nome Yagull, che
abbiamo recentemente recensito?), ha dato vita a questo nuovo progetto
newyorkese a cui ha partecipato anche la pianista Kana Kamitsubo in
due brani. Il duo ha dato vita ad un progetto minimalista, raffinato
ed elegante dal sapore cantautorale, citando spesso la tradizione
folk, fra Joni Mitchell e Nick Drake e altro ancora, a tratti mi è
venuta in mente anche Tanita Tikaram, di cui forse molti oggi si sono
dimenticati.
L’artwork è curato dalla stessa Sarah, che ha già
esposto i suoi dipinti in alcune gallerie e rappresenta bene lo spirito
delicato del disco. Le undici canzoni sono tutte abbastanza brevi,
undici ballate che narrano episodi di vita quotidiana con sguardo
disincantato e malinconicamente sereno. A partire da “Everwas”
si capisce subito che ci troviamo di fronte ad un disco poco convenzionale
per questi tempi, Sarah canta accompagnata dalla sola chitarra di
Sasha di cui conosciamo il talento, con una bella melodia tra le mani
e niente altro e non nascondo che il tutto ha un grande fascino, soprattutto
in quest’epoca, in cui tutto urla e sputa rabbia, non è
male ascoltare qualcosa controcorrente. Così ci si emoziona
ancora con “Second Stop” e poi nella seconda metà
di “Gnt” ascoltiamo anche il pianoforte di Kana che aggiunge
nuove emozioni. Sulle note blues di “Seawitch” Sarah sembra
ricordare la tormentata Amy Winehouse. Il disco continua sicuro e
ogni traccia è una nuova melodia che brilla di luce propria.
Fra le mie preferite ci sono “Angie”, “R For Regret”,
“Kubrick”, ma il disco è bello tutto e va preso
nella sua interezza.
È bello ogni tanto fermarsi ad assaporare un disco come questo,
di musica vellutata ed avvolgente, fatta di emozioni vere, apparentemente
semplici, ma essenzialmente fondamentali. GB
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