Rock Impressions

Spirits Burning - Alien Injection SPIRITS BURNING - Alien Injection
Black Widow Records
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Space Rock
Support: CD - 2008


Gli Spirits Burning non sono un vero e proprio gruppo, piuttosto sono una specie di collettivo, così come loro amano definirsi, non sono gli unici nel genere che propongono, lo Space Rock, in fondo già i capostipiti del genere, gli Hawkwind, sono stati un collettivo di artisti, un modo di fare musica molto libero che quindi è nato alla fine degli anni ’60 e che affascina ancora oggi per le grandi potenzialità espressive che offre, dalle lunghe jam sessions con massicce dosi di improvvisazione, alle alchimie sempre nuove che maturano dall’innesto di musicisti sempre diversi. Ma quello che veramente sorprende leggendo le notizie su questo ensamble capitanato da Don Falcone, sono i nomi coinvolti di cui vi metto solo le partecipazioni principali: Daevid Allen (Gong), Captain Black (Hawkwind), Graham Clark (Gong), Michael Moorcock (Hawkwind), Pete Pavli (High Tide), Paul Williams (Quarkspace), Bridget Wishart (Hawkwind), ma l’elenco comprende una quarantina di nomi, con band coinvolte quasi per intero come i Dark Sun, Weird Bisquit Teatime, University of Errors, Mushroom, ma anche qui l’elenco completo è praticamente impossibile.

Quindi in questo progetto troviamo una cospicua presenza di mostri sacri del rock sperimentale e psichedelico, senza dimenticare che nel passato e nel presente degli Spirits Burning ci sono altre presenze molto importanti (da Steve Wilson a Simon House, tanto per mettervi un po’ di curiosità), quindi è lecito chiedersi cosa dobbiamo aspettarci da un progetto così altisonante? Le aspettative sono ovviamente alte e i quasi ottanta minuti di questo quarto album (la loro discografia nel frattempo è già arrivata a otto titoli, con altri due di prossima pubblicazione) non deludono le attese, si tratta ovviamente di space rock psichedelico, che fonda le proprie radici nella migliore tradizione settantiana, c’è grande attenzione alle costruzioni melodiche dei brani, che non sono mai “troppo” sperimentali, ma che cercano di coniugare ricerca e gusto e in molti traccie il risultato è davvero godibile. Le sedici canzoni non sono mai eccessivamente lunghe e le parti cantate sono ben equilibrate rispetto a quelle strumentali e in questo senso potrebbe sembrare quasi un disco atipico per chi segue con passione lo space rock, ma le intenzioni dei nostri sono chiare e si comprende subito come i testi occupino una parte decisiva dell’album. Comunque sia quello che conta davvero è che Alien Injection contiene dell’ottima musica, suonata con passione vera da artisti che non guardano mai al profitto e alle mode, ma che cercano solo di esprimere le proprie passioni musicali. Un messaggio che forse sembra sempre più utopistico nella società di oggi, ma che fa davvero bene e che è seguito anche da molti giovani che vivono ancora nell’underground.

Se vogliamo parafrasare il titolo dell’album, gli “alieni” sembrano essere proprio questi musicisti, che vogliono “iniettare” nell’ascoltatore una sana voglia di musica fatta col cuore, magari un po’ vintage in tanti passaggi, ma sincera e soprattutto onesta. GB

Altre recensioni: An Alien Heat

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