Sempre
più sovente l'Heavy Metal si prepone di argomentare situazioni
socio politiche. Probabilmente la crisi mondiale si ripercuote anche
nella musica delle band di ogni parte del globo. La rabbia della strumentazione
distorta, sommata ad una lirica ficcante è la valvola di sfogo
sia di chi suona che di chi ascolta.
Gli americani Spiritus Mundi con "American Dystopia" vanno
ad analizzare alcuni aspetti del mondo politico, delle ipocrisie e
delle difficoltà di chi si vuole esporre politicamente. Questo
disco viene dopo "The Evil That Balances The Universe" e
dell'EP "Aipityc". Michael Wopshall è la mente del
gruppo, oltre che polistrumentista. Chitarra basso e tastiere sono
alla sua portata. L'impatto sonoro è alquanto epico, visionario,
come il più grande stile Heavy Metal ci insegna e Michael si
coadiuva di musicisti di buona sostanza come Mike Miller (batteria),
Gordon Tittsworth (voce), Jim Hampton (basso), Jolynn Seaman (voce
e tastiere) oltre che del preparato vocalist tedesco Mikey Wenzel.
"American Dystopia" è lungo più di un ora
ed è suddiviso in tredici tracce. La narrazione iniziale di
"The Evil Of The World" non lascia adito a dubbi, la band
analizza freddamente ciò che lascia il mondo alla mercè
del diavolo, il sistema corrotto. Otto minuti di massiccio metallo
colante, cadenzato e pachidermico, come certi maestri (Iron Maiden,
Slayer, Megadeth....) ci hanno insegnato. Buona l'incisione e gli
sviluppi alterni dei solo guitars. Ovviamente il genere non lascia
spazio ad invenzioni, forse neppure i Spiritus Mundi lo richiedono,
i quali si divertono a suonarle ed a cantarle! Non gira dunque fantasia
fra i solchi, solamente adrenalina mista a rabbia, per questo ci si
potrebbe stancare dopo alcuni brani. Infatti presi uno ad uno, tutti
scorrono bene e si lasciano ascoltare, ma nell'insieme l'impresa è
più ardua, risultando alquanto pesanti e ripetitivi. C'è
una parvenza di Doom in "Down The River", ma è soltanto
un attimo e comunque uno dei momenti più interessanti del disco.
Per fortuna dulcis in fundo, bella la suite conclusiva di un quarto
d'ora, dal titolo "Alquiet On The Western Front". Proprio
qui a mio modo di vedere, la band deve costruire di più nel
prossimo futuro. Cambi di tempo ed umorali rendono l'ascolto più
spezzato e gradevole.
Questo disco dei Spiritus Mundi ha diverse facce e non potrebbe piacere
a molti di voi per i motivi di cui sopra, tuttavia è sincero,
professionale e ficcante, basta soltanto ascoltarlo a piccole dosi.
MS
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