È passato qualche anno, ma gli Starbreaker del vocalist Tony Harnell (TNT, Westworld, Morning Wood) e del chitarrista Magnus Karlsson (Primal Fear, Allen Lande) sono di nuovo in pista con un nuovo album di hard rock stellare. Alla batteria siede ancora l’ottimo John Macaluso (Ark, TNT, Malmsteen), mentre al basso Fabrizio Grossi ha lasciato il posto a Jonni Lightfoot, un veterano che si è integrato alla perfezione con drumming potente di Macaluso. Nel frattemo Harnell ha lasciato i TNT e ora gli Starbreaker sono diventati il suo progetto principale.

Love’s Dying Wish segue le orme del disco precedente e quindi si rimane in ambito heavy rock, quello che una volta si diceva “di stampo americano”, ma dopo tanti anni gli europei hanno fatto loro questo genere raggiungendo picchi espressivi notevoli e oggi sarebbe ora di riconoscere ai nostri i loro meriti.

“End of Alone” è il brano di apertura e spinge subito la band in alto, un hard rock moderno, che traghetta il genere con mano sicura dal nobile passato al presente più concreto. “Evaporate” è più metal, anche se è un brano cadenzato e ricco di feeling. La title track è aperta da un pianoforte, ma non è una ballad, infatti parte quasi subito un ritmo martellante che penetra con determinazione nella testa dell’ascoltatore. La formula ormai è chiara e viene mantenuta su ottimi livelli per tutto il cd, “Unknown Superstar”, “Hide” o “Building a Wall” non sono altro che buone varianti sul tema. Il songwriting del gruppo è fresco e ispirato, forse un po’ troppo limitato, nel senso che questo album è molto coeso, ma non c’è un brano brutto in tutto il cd.

In un certo senso è bello trovare un gruppo che riesce ancora a fare un buon disco di onesto hard rocke e, anche se non è un disco che farà storia, che sa regalare un’ora di buon intrattenimento. GB

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