L’Oklahoma
è la patria degli Starcruisers, una band dedita ad uno space
rock molto psichedelico e old fashioned. Questi musicisti gravitano
nel panorama underground e fino ad oggi hanno distribuito il loro
materiale solo in modo indipendente. Questo non ha impedito però
che questo loro album arrivasse fino a me e alle mie voraci orecchie.
Il loro sound è un misto di Hawkwind, Beatles, Pink Floyd e
altro ancora, il risultato è piuttosto personale e non suona
affatto americano. L’autoproduzione non rende giustizia alle
potenzialità di questo gruppo, nonostante il disco in mio possesso
non abbia una buona qualità di incisione, le composizioni sono
interessanti. L’iniziale “Maelstrom” per la verità
è un antipasto non troppo riuscito, il brano è un po’
troppo lento, ma se si riesce ad immaginare questa traccia con una
produzione più brillante allora ci si accorge che non è
così male. Molto beatlesiana “Psychobot”, quanto
è ancora pesante l’eredità del Yellow Submarine,
bel pezzo. La title track inizia con un giro carico di mistero, davvero
intrigante, echi di Hawkwind aleggiano nelle profondità spaziali
di questo brano, il gruppo ha sicuramente scelto bene. Anche “Space
Pirates” con la sua chitarra acustica ci ricorda sonorità
sessantiane, un viaggio avanti e indietro nel tempo. Di tenore inverso
è “Starlight Night”, un altro brano di splendido
space rock, che avrebbe meritato una produzione migliore. Deliziosa
la melodia di “Cosmic Interlude”, un po’ folle e
un po’ poetica. Mi piace molto il ritornello iniziale di “Jet
Away” che trovo irresistibile, il brano che a me è piaciuto
di più. “Light Speed” parte bene, ma non funziona
proprio, le musiche non sono male, è il cantato che non sta
bene. “Carl Sagan” invece è piuttosto scontata,
classica rock song un po’ impersonale. Meglio “Friends”
anche se siamo in comunque in calo rispetto ai brani precedenti. Chiude
la malinconica “Lost Souls”, bella ed evocativa.
Il mondo dell’underground è pieno di piccole interessanti
realtà, che difficilmente possono riuscire ad emergere e che
bisogna ascoltare con apertura mentale. Certo spesso le produzioni
sono artigianali, il sound è quello che è, ma il songwriting
può ripagare i cultori più curiosi. GB
Per un assaggio www.myspace.com/starcruisers |