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Stradaiolo e crudo il Rock del trio Stephen Dedalus, quello che non
ha bisogno di effetti speciali per colpire in faccia l'ascoltatore.
Il groove è tutto quello che serve e la band marchigiana si
immerge in esso. Nel suono (nell'insieme ben equilibrato) si denota
una sufficiente intesa fra i componenti. La band è un trio
ed è composto dai fratelli Barchiesi, Andrea (basso) e Nicola
(batteria) e da Nicola Paccagnani (voce e chitarra).
Sporco blues fra i solchi ottici, d'impatto la maggior parte dei brani,
come ad esempio "Goin'Out West" e tuttavia di tanto in tanto
si possono estrapolare influenze Wolfmother. Ma i nostrani Stephen
Dedalus hanno una caratteristica differente dagli australiani, ossia
l'inconsapevole mediterraneità che generalmente contraddistingue
innatamente le band italiane. Nel nostro bagaglio culturale risiede
comunque un certo modo di comporre e di concepire la linea melodica
e che non sfigura nell'insieme ruvido e diretto del Rock sudista e
stradaiolo.
Divertono e si divertono nelle dodici tracce che compongono il disco,
pur essendo una band giovane, formata nel 2009 con alle spalle il
demo "Amateur Homemade" seguito dall'album "Smoke"
del 2010.
Frangenti Folk si intravedono fra le composizioni, tanto per aggiungere
un ingrediente in più nel sound, che resta relegato nello spettacolare
e ruvido teatro del Rock.
Le sensazioni adrenalitiche sono stimolate spesso e una disturbatrice
in campo è "Right Here", con la polvere di strada
annessa. Vecchio Blues striminzito al limite del primitivo Robert
Leroy Johnson in "Doctor's Pills Psycho - Paranoid Blues",
solo ovviamente più moderno ed elettrico di quello del maestro
degli anni '30.
Da sottolineare la vigorosa, convinta ed appropriata interpretazione
vocale di Nicola Paccagnani. Atmosfere più grevi ma sempre
cariche di groove in "War Maker", uno dei movimenti più
interessanti dell'intero lavoro.
Il Rock quando si infrange nel Blues in sintesi è questo ed
i Stephen Dedalus lo hanno capito ed assimilato a dovere. Ascoltate
la strumentale "Billy B." e godete di questa disarmante
verità. Non si osa in "Say It Right", piuttosto si
vive la musica fra amicizie e storie di ordinaria quotidianità,
il tutto con spirito ed ironia.
Ma cosa volete che aggiunga, il Rock o lo si ha dentro o non lo si
ha! E' uno stile di vita e chi lo scimmiotta è semplicemente
patetico.
Complimenti a questi giovani che nel loro DNA comunque portano il
seme primordiale del genere che, piaccia o meno, non avrà mai
fine ma solo evoluzioni.
Consigliato ai Rockers di tutto il mondo, ma.... alzate il volume,
altrimenti godrete solo a metà! MS |