Gli appassionati di musica conoscono, o dovrebbero, il nome degli
Stick Men, band formata da Tony Levin, Pat Mastellotto e Markus Reuter
verso il 2007. Il nome viene preso da un album solista di Levin, Stick
Man del 2007 appunto, e ovviamente deriva dallo strumento Chapman
Stick, una chitarra inventata nei primi anni ’70 con lo scopo
di offrire al musicista la possibilità di suonare contemporaneamente
le parti ritmiche e quelle melodiche. Anche la “touch guitar”
suonata da Reuter è una derivazione del Chapman Stick, entrambe
gli strumenti sono utilizzati con tecniche di tapping.
Poi è doveroso ricordare che gli Stick Men nascono da un magma
bollente chiamato King Crimson, è straordinario guardare a
quanti artisti sono rimasti affascinati dall’arte elaborata
nelle varie incarnazioni del Re Cremisi di Robert Fripp, servirebbe
un’enciclopedia per fornire una guida a chi volesse approfondire
l’argomento e ogni tentativo di rappresentazione sarebbe sempre
a rischio di non essere esaustivo. Gli Stick Men hanno spesso suonato
brani dei KC e in ogni caso le loro musiche sono molto vicine come
ispirazione a quelle partorite dal fervido genio di Fripp. Vale la
pena di ricordare anche i Projekct, sorta di spin off dei KC, autori
di un paio di album veramente notevoli. Ovviamente si può ascoltare
la band senza tenere conto della mia introduzione, ma credo che conoscere
i precedenti sia utile per approfondire il linguaggio musicale che
ha formato questi artisti.
Siamo di fronte a musica prevalentemente strumentale, dove l’improvvisazione
è una componente fondamentale, come se fosse rock suonato con
regole jazz, ma non è jazz rock almeno non nel senso “classico”
che possiamo dare al termine, ovviamente non è nemmeno puramente
rock, ma non voglio fare un discorso dal sapore noiosamente accademico.
il mio desiderio è di introdurvi in un universo sonoro immaginifico,
ad ogni porta che si apre si apre un mondo di possibilità sonore,
come un rompicapo dove quando pensi di aver trovato la soluzione trovi
invece un nuovo enigma da risolvere. Il bello è che tutto questo
è molto affascinante, ovviamente se non siete alla ricerca
dell’easy listening, ma se siete arrivati a leggere fin qui
avete non lo siete sicuramente.
In questo nuovo lavoro troviamo coinvolto anche il tastierista Gary
Husband, che sembra trovarsi molto a suo agio, la stratificazione
del suono risulta ancora più ricca e ovviamente l’ausilio
di un buon impianto per l’ascolto sarebbe davvero utile per
approfondire le sfumature offerte, un disco di una grande profondità,
ma anche molto viscerale, certe parti ti arrivano subito, questo è
il lato “rock”, ci sono dei groove che ti prendono e ti
scuotono, poi ci sono parti più psichedeliche e oniriche, che
possono richiedere più passaggi. Nel complesso è un
lavoro eccellente, vario e suonato in modo impeccabile, che fa onore
alla tradizione in cui è inserito. Per questo il contributo
di Fripp alla musica è fondamentale e gli Stick Men sono tra
i suoi figli più devoti. GB
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