Cesena è la base operativa di questi quattro musicisti che propongono un genere intriso di follia visionaria, l’Emilia Romagna è sempre stata una terra di musicisti sperimentatori e questi ragazzi confermano una lunga tradizione, ma nonostante questo il loro album d’esordio stupisce per il coraggio dimostrato. La formula dei Suez attinge a tutta la tradizione inglese post punk, dalla New Wave in poi, con un gusto molto teatrale e allucinato.

Tribalismi e urla selvagge, con un cantato assolutamente folle, si susseguono su una base musicale abbastanza semplice, con riffs di chitarra secchi e una sezione ritmica che martella incessante e senza grandi variazioni. Le linee melodiche sono quelle più riconoscibili e richiamano la tradizione musicale già citata in apertura con riferimenti a band come Pere Ubu, Devo, XTC, Cure, Talkin Heads, Tubes, Joy Division e altre ancora, un fermento creativo che è esploso negli anni ’80, ma che non ha avuto quel seguito che ci si immaginava all’epoca. La concezione è del tutto sperimentale e questo è l’aspetto più interessante dell’album, perché è sempre più difficile trovare nuove strade espressive e questi ragazzi ce la mettono davvero tutta per riuscirci. Non sempre il disco mi convince e ci sono molto cose che andrebbero limate, a volte la follia prende il sopravvento e rovina un po’ la riuscita di certi brani, ma è un disco di debutto e c’è tutto il tempo per aggiustare il tiro e per calmare le tensioni più “estreme”.

Molta gente non capisce… l’importanza di essere creativi, ma i Suez ne hanno fatto una ragione di vita e sono convinto che sulle lunghe distanze verranno premiati per questo, il loro disco è quanto mai fresco e intrigante, a volte pretenzioso, a volte eccessivo, ma comunque sempre sopra le righe. Da seguire e incoraggiare! GB

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