Spesso quando si pensa alla scena musicale campana, si fa subito riferimento
a tanti artisti che a vario titolo si ispirano alla ricca tradizione
della canzone napoletana, anche se due dei migliori rocker tricolori
vengono proprio da quella scena, Bennato e Daniele, ma in questo caso
abbiamo una band dedita ad un indie rock molto robusto, distante anni
luce dalle romantiche linee melodiche della loro terra, anche se non
mancano gruppi tosti come ad esempio i Malpertugio. I Sula Ventrebianco
sono al secondo album (mi sembra) e mostrano una determinazione artistica
che manca a tante band italiane.
Il disco parte con brano ruvido, “Strappi Alla Carne”
è una canzone ritmicamente complessa, un mix di parti più
lente e altre abrasive e, il testo rigorosamente in italiano è
inserito nel contesto rock in modo originale, ne esce una traccia
interessante. “Run Up” è il singolo scelto per
presentare band e disco, gli elementi sono gli stessi del brano precedente,
ma il pezzo ha una conformazione a spirale che cattura fino a portare
l’ascoltatore in un vortice bello intenso. Ma è il basso
distorto di “La Peste” che lancia uno dei brani più
veementi del disco, il gruppo graffia forte e mostra buone doti espressive.
“Uomini Feroci…” strizza l’occhio allo stoner
più coinvolgente e meno desertico. In “Erosa” si
ammorbidisce il sound della band, in favore di una ballata che colpisce
senza essere prevedibile. Queste sono le situazioni in cui la band
esprime la propria creatività, ci sono molti elementi, c’è
molto Indie e Post Punk, c’è Stoner e tanta voglia di
colpire l’ascoltatore con un sound corposo e ritmiche complesse.
Ci sono tante buone idee in questo disco, la band sa coinvolgere e
trattenere l’ascoltatore e lo fa con un prodotto ruvido, destinato
ad un pubblico giovane, che ama le contaminazioni e non ha paura di
mescolare la tradizione melodica con suoni decisamente insoliti per
il nostro pubblico, ancora troppo legato a modelli ormai decisamente
superati. GB
Sito Web
|