Tributo
malcelato ai Pink Floyd (la copertina con le mucche vi dice niente)
e ai Genesis (guarda caso si intitolano come un famoso brano della
band albionica) che pecca in originalità, ma questo potrebbe
essere un dettaglio per alcuni di voi e per questa band francese dal
grande valore tecnico e dalle discrete qualità compositive.
Il disco si apre con un brano dolce ed espressivo, che traccia le
linee su cui viaggia idealmente tutto il CD. "Ordinary Man"
con le sue inserzioni di flauto, offerte da Giuliano Arpetti in qualità
di ospite, richiama alla mente anche i Jethro Tull. "Esperanza
Latina" è un brano nervoso e trascinante, un po' più
moderno nei suoni, ma con un groove che rimane fortemente settantiano.
"Farewell" possiede un refrain un po' scontato, ma piacevole.
Il pezzo che segue strutturato meglio potrebbe diventare un vero classico,
ma da una certa impressione di incompletezza, peccato perché
ha un ritornello molto azzeccato, uno dei migliori di tutto il disco.
I due brani seguenti, entrambe sotto i tre minuti danno ancora la
sensazione che avrebbero potuto essere sfruttati meglio, molto di
più della convenzionale "Harlequin" che mi ha poco
convinto. In chiusura troviamo uno strumentale di oltre dieci minuti,
molto ispirato, ma un po' troppo prolisso.
In definitiva il bilancio è positivo, ma non è un'opera
imperdibile. Da segnalare l'ottimo lavoro di registrazione e missaggio
di Jean Pascal Boffo. GB
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