Non voglio nascondermi dietro ad un dito, per cui confesso subito
che sono un estimatore dei Syndone, trio torinese oggi formato da
Nik Comoglio (tastiere), Francesco Pinetti (vibrafono) e Riccardo
Ruggeri (voce). Comoglio è il membro storico della band che
negli anni ha saputo unire Rock Progressivo in stile anni ’70
(specie Emerson Lake & Palmer) ad interventi Jazz e classicismi.
La discografia è composta da “Spleen” (1992 –
Vinyl Magic), “Inca” (1993 – Vinyl Magic), “Melapesante”
(2010 – Electromantic Music) e l’ottimo recente “La
Bella E’ La Bestia” (2012 – AMS / BTF).
Sin dall’artwork, un dipinto realizzato in olio da Lorenzo Alessandri’s
nel 1979 dal titolo “A Oriente”, si capisce che il genere
RPI (Rock Progressivo Italiano) malgrado le difficoltà delle
vendite, non vuole mai morire. E fa bene se questi sono i risultati.
Una curiosità, nell’album non suonano chitarre elettriche,
solo acustiche, questo lo sottolineo perché alla fine forse
non tutti se ne potrebbero accorgere.
Il tema trattato nell’album è certamente uno dei più
importanti e sviluppati nell’ambito, il viaggio di Ulisse preso
come una simbiosi fra esperienza e scoperta, un tragitto che nella
vita umana non ha tempo. Come dice Riccardo Ruggeri all’interno
del libretto che accompagna l’opera “Il viaggio è
la mèta stessa, non può finire….ma dobbiamo concepirlo
in modo diverso”.
La missione si svolge in tredici capitoli sonori, incontrando Circe,
Poseidon, la Nemesis, Eros & Thanatos ed altro ancora. Imponente
il gruppo di special guest che collaborano alla realizzazione di “Odysséas”,
tanto per sottolinearne nuovamente l’importanza tecnica e realizzativa
di questa opera cito soltanto l’immenso Marco Minnemann alla
batteria, John Hackett al flauto in “Penelope”, Federico
Marchesano al basso, Sara Marisa Chessa all’arpa, Beppe Tripodi
al violino e la Labirinto String Orchestra condotta dal maestro Fabio
Gurian, solo per farvene fare una idea.
L’intro “Invocazione Alla Musa” è strumentale
e fa immediatamente sobbalzare il Prog fans in un ritorno con la mente
al passato da brivido, quando le Orme sapevano come giocare fra EL&P
e mediterraneità. Violoncelli, arpeggi, immagini delicate in
“Il Tempo Che Non ho”, di certo uno dei momenti che preferisco
dell’intero album. Si alza il volume con “Focus”,
una sorta di Hard Prog pronto a cavalcare sulle tastiere di Nik, sui
fiati e sul vibrafono. Ottima la prova vocale di Ruggeri.
Incrocio fra Banco ed Area l’inizio del movimento sonoro di
“Penelope”, aperto successivamente ad un classicismo struggente
e raffinato, come a volte i Queen hanno trattato. A questo punto parte
la strumentale “Circe”, pregna di cultura Jazz e arricchita
da una ritmica sopra le righe. Ennesima prova vocale intrigante in
“Ade”, fuga Prog a tutti gli effetti, inutile anche sottolineare
la bravura di Comoglio alle tastiere, un vero gigante. Intermezzo
strumentale dal titolo “Poseidon” per poi giungere a “Nemesis”,
altro tassello Prog interpretato in maniera recitata e sentita. Ma
come dicevo all’inizio, sono di parte e questo potrebbe fare
del racconto un attestato di stima che probabilmente non interessa
a nessuno. Credetemi soltanto quando dico che sono belle composizioni
suonate da ottimi musicisti. Nulla è al caso, tutto è
molto curato. Per me una vera e propria opera!
Ed ora lasciatemi sfogare, per fortuna ancora c’è in
Italia che in barba a tutto, scrive ciò che sente. Vi stimo
sempre più. MS
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