Sono solo la passione e l’impegno di un’etichetta come
l’Andromeda
Relix che possono dar vita ad un album come questo. La storia
dei Synthesis nel bene e nel male è la storia del Metal tricolore,
una lunga, lunghissima gavetta, una buona preparazione e una grande
personalità, ma nonostante tutto questo l’album di debutto
arriva oltre vent’anni dalla formazione del gruppo.
Questi sono i misteri e le sofferenze di chi in Italia ha cercato
nuove strade espressive abbracciando generi musicali di rottura con
la tradizione come il Metal appunto, ma ce ne sono anche altri che
non hanno avuto sorte migliore. Una storia quella dei Synthesis costellata
da partecipazioni a raccolte, come la storica Metallo Italia, concorsi,
in particolare quello di Chianciano, da una manciata di singoli e
anche qualche apparizione televisiva. Cambi di formazione, up and
down e tanta voglia di non gettare mai la spugna.
Questo album raccoglie una lunga serie di brani che il gruppo ha composto
durante tutta la sua carriera e si copre un lasso temporale che va
dal 1984 e arriva fino ad oggi. Il sound della band è rimasto
sempre fedele al metallo delle origini, con vari accenni NWOBHM a
cui si aggiungono molte influenze americane, ma episodi come “Firebound”
ricordano anche i Manowar. C’è posto anche per un po’
di virtuosismo di chitarra in “Electric Caprice”. In chiusura
troviamo due video che ci permettono di fare un bel tuffo fra passato
e presente. Riffs taglienti e compatti, costruiti su una solida sezione
ritmica molto quadrata, per la gioia di tutti quelli che hanno vissuto
in prima persona quegli anni gloriosi.
In questo cd troviamo molta nostalgia, possiamo rivivere tanti momenti
difficili della nostra vita di appassionati di metal, provare emozioni
che i giovani di questi anni non potranno neanche immaginare, perché
per loro tutto è molto più facile e sono davvero pochini
quelli che dovranno aspettare più di vent’anni per fare
un cd, anche senza avere metà della classe dei Synthesis. GB
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