Il curriculum di Paola è lungo e di assoluto rispetto, una
“ricercatrice” d’arte, si è spinta in più
direzioni, dal teatro alla danza, alla pittura. In questo contesto
la nostra attenzione va al suo percorso prettamente legato alla musica,
nel suo tragitto ha incrociato la strada con sperimentatori e artisti
visionari come Paul Roland e Lino Capra Vaccina, con Bernardo Lanzetti
e Max Marchini. Difficile riassumere in poche righe quanto ha fatto.
Questo suo nuovo album realizzato in collaborazione con la band da
lei fondata La Compagnia Dell’Es, ha voluto fare un passo ulteriore
nella ricerca dell’interazione tra poesia e musica. I musicisti
che la accompagnano sono Pier Gonnella alle chitarre e al basso, Luca
Scherani alle tastiere e Andrea Orlando alla batteria. Gonnella ha
partecipato anche a livello compositivo e alla produzione. Questo
album si discosta dal precedente Fabulae.
Il progetto è molto ambizioso, vuole porsi come opera culturale
dal valore artistico. Non si può negare che i riferimenti citati
siano ricchi e profondi, però la sensazione è che il
progetto sia riuscito solo a metà. La voce teatrale di Paola
è sempre in primo piano e la musica appare solo un supporto,
sono ottimi musicisti e il loro contributo è importante, però
appaiono sempre come un corollario. I testi sono proposti sia in inglese
che in italiano, anche in questo caso l’impressione è
che le dinamiche tra parole e musica siano poco scorrevoli. Cosa che
accade spesso nei progetti prog italiani. Quando si vuole puntare
più sui contenuti lirici che non sulla musicalità dei
testi, escono lavori dalla grande vocazione teatrale, ma poco adatta
ad un ascolto che possiamo definire “leggero”.
La bellezza non è direttamente proporzionale alla quantità
di contenuti colti, e a volte un eccesso di questi ultimi può
diventare un limite piuttosto di essere una risorsa. La mia impressione
è stata di ascoltare arte senza emozioni. GB
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