Rock Impressions

Tea Party - The Ocean at the End TEA PARTY - The Ocean at the End
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Hard Rock / Progressive
Support: CD - 2014


Sono passati dieci anni dal precedente lavoro in studio di questo power trio canadese, ma ricordo ancora che rimasi molto colpito dal loro stile viscerale e potente, che miscelava prog e heavy rock con grande efficacia. Oggi li ritroviamo di nuovo insieme con questo album composto da undici brani che riprende il discorso da dove si era interrotto e ci mostra una band che ha ancora tanta voglia di fare musica, anche se lo scioglimento sembrava cosa fatta. Oltre due milioni di dischi venduti comunque devono essere stati un ottimo propulsore e alla fine i tre sono tornati insieme ed ecco il risultato.

Si parte con la zeppeliniana “The L.o.C”, la componente prog nel senso classico del termine è minimale, mentre quella hard rock è fresca e pulsante, il mix che ne esce non è molto attuale, ma l’effetto è coinvolgente. Il brano successivo è la possente “The Black Sea”, ritmi complessi fanno da tappeto ad una melodia semplice e graffiante, con atmosfere vagamente oscure ed epiche, davvero un bel brano. “Cypher” è uno dei momenti più prog del disco, con ritmi dispari e dissonanze giocate su melodie dal sapore orientale e ritmi tribali, un pezzo dal carattere forte. “The Maker” è una ballata elettrica tutt’altro che scontata e piena di pathos. “Black Roses” invece è una ballata semi acustica, c’è un simile gioco armonico e ancora una volta si aggirano fantasmi zeppeliniani. “Brazil” vede il contributo del percussionista Aline Morales, infatti c’è una parte tribale abbastanza suggestiva, ma è il brano nel suo complesso a convincere. Piace la complessità di “The 11th Hour”, la band, come del resto è tipico dei canadesi, riesce a coniugare molto bene belle melodie e ritmi articolati. “Submission” ha un flavour dark che sembra arrivare dai lontani anni ottanta, però il tessuto è fedele alla linea del gruppo, quasi come se i Mission avessero fatto un brano prog metal. Strana “The Cass Corridor”, un heavy blues sguaiato dove si ripete varie volte il neologismo “kick out the jams” di MC5 memoria. Brano facile e vagamente riempitivo è “Water’s on Fire”, che precede la conclusiva title track. Ospite d’onore certo Ian Anderson. Oltre al contributo del veterano, troviamo un brano denso di malinconia, altra ballata elettrica con bell’assolo di chitarra.

Ritorno molto gradito per una band che vanta circa venticinque anni di storia e che pare avere ancora molte cose da dire, se una volta dietro ad una reunion come questa sembravano celarsi gretti motivi commerciali, credo che oggi, con la crisi imperante e perdurante del mercato discografico, questi dubbi siano del tutto privi di ogni legittimità, quindi se vi piace il prog a forti tinte rock non mancate di avvicinarvi ai Tea Party, il rock canadese è tornato a graffiare. GB

Altre recensioni: Seven Circles

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