La scena underground è sempre in fermento, il rischio è sempre lo stesso, per il gruppo di non riuscire ad emergere e per l’appassionato di non riuscire a mettere le orecchie su materiale spesso più interessante di quello che si trova normalmente in giro, ma molto difficile da raggiungere. Per questo ho provato molto piacere nel ricevere questo disco autoprodotto da un gruppo americano del Kentucky, senza che io li abbia mai contattati, evidentemente c’è bisogno di spazi come il nostro per far emergere le band e se il nostro sito attira l’attenzione di formazioni come questa non posso che esserne pienamente felice. La band è composta da una classica formazione a cinque.

Questa band definisce il proprio genere musicale “noise rock”, in realtà si tratta di un gruppo sperimentale molto progressivo, nel senso più puro del termine, niente a che fare coi grandi del passato, se non per il senso di libertà espressiva che hanno manifestato negli anni e che questi musicisti americani hanno voluto far proprio.

La musica che esce dai microsolchi di questo Bearula: The Bear Dracula non è di facile definizione, le melodie sono riconoscibili, ma c’è una commistione di generi assoluta, con alcune intuizioni piene di gusto e sensibilità, che rendono godibile il disco. Spesso la definizione “sperimentale” viene associata a musica ostica, ma in questo caso abbiamo l’eccezione che conferma la regola. Abbiamo dell’art rock, dello space rock, della psichedelia, del dark, del rap, del post punk e molto altro ancora, un intreccio che cambia in ogni brano e spesso anche più volte all’interno dei singoli brani, c’è qualcosa dei Tubes, dei Devo e delle visioni folli di Mike Patton, ma senza assomigliare a nessuno in particolare.

I TVH sono uno di quei gruppi che non si conformano a nessuna moda o cliché e per questo è bene farli emergere dall’anonimato, io li ringrazio per averci dato la possibilità di ascoltarli e invito tutti i nostri lettori a dar loro una chance. GB

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