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Dalla fredda Norvegia ecco arrivare questo secondo album dei metallici
Teodor Tuff, che vede la partecipazione di alcuni musicisti di spessore
come il funambolico chitatarrista Mathias IA Eklundh dei Freak Kitchen,
Jeff Walters degli Annihilator, Martin Buus dei Mercenary e Eskild
Kloften dei Divided Multitude. Il disco è un concentrato di
metal classico con varie influenze, metal sinfonico, prog e power
su tutte, ma soprattutto è un vero disco di grande Heavy Metal,
ottimamente suonato e prodotto, con una selezione di brani da far
invidia a tante band più affermate, ma che esprimono meno forza
e freschezza.
Il disco è composto da undici brani (lasciando perdere la ghost
track, che è solo una frase ironica messa dopo una pausa piuttosto
lunga) per oltre cinquanta minuti di musica. Ci troviamo di fronte
a brani complessi e ricchi, molto teatrali, drammatici, anche nei
temi proposti nei testi, che sono tutt’altro che banali, ne
esce un lavoro multiforme che prima di tutto cattura per la ricchezza
del sound e la visionarietà delle situazioni. Un’altra
cosa che mi ha colpito di questo disco è che non si trova un
calo di tensione, dai momenti più epici e trascinanti a quelli
più riflessivi o melodici, ci sono grandi armonie vocali, ottimi
cori e una lead voice che unisce un timbro alla Ozzy con i grandi
cantanti melodici metal tipo Jorn Lande per capirci. Insomma faccio
fatica a trovare difetti in questo disco che mi è piaciuto
dall’inizio alla fine e che mi ha regalato oltre un’ora
di grande metal, come non mi capitava più da tempo di ascoltare.
Ciliegina sulla torta la magniloquente “Tower of Power”
che chiude il disco, un brano monumentale, epico e coinvolgente come
gli Iron dei bei tempi (penso a “Losfer World”).
I Teodor Tuff hanno fatto un grande disco, che merita di essere ascoltato,
forse nel mare magno delle produzioni attuali potrebbe rischiare di
passare inosservato, ma sono convinto che se gli darete una chance
non ve ne pentirete davvero. GB
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