I Tin Woodman sono un duo al debutto discografico composto da Davide
Chiari (voce, polistrumentista) e Simone Ferrari (voce, chitarra e
tastiere), poi c’è questo robot, Tin Woodman, a cui sono
affidate parti elettroniche (drum machine, effetti vari, percussioni),
infine diversi amici hanno contribuito come ospiti. Chiari è
un musicista vulcanico (Alley, Lancasters), sempre pieno di progetti,
con un grande senso della musica. Di Ferrari non posso dire molto,
non lo conosco, ma saperlo in compagnia di Davide è già
una buona presentazione.
Si parte con suoni elettronici e pop che riportano alla memoria le
atmosfere degli anni settanta, di quando si sperimentava anche nel
pop. Chiari si fa garante del lato più rock del progetto, e
l’aspetto easy, dato da ritmi quasi ballabili e melodie suadenti,
non intacca il piglio serio del progetto. La successiva “Captain
Fyter” è più anni ottanta, nella costruzione ritmico-melodica,
quello che mi piace è ancora lo spirito di ricerca, i suoni
non sono mai banali. “Mc Woodie” gioca col funky, altra
componente importante del sound di questo progetto. “Barber
Lover” è uno dei miei brani preferiti, trovo irresistibile
la linea melodica, un po’ psichedelica e un po’ beat,
con una ritmica martellante, una bella commistione di generi. Dopo
la partenza scoppiettante arriva la prima pausa con la riflessiva
“I Could See Through the Dark”, lo spirito sperimentale
permane, in un contesto più meditativo. Siamo a metà
del disco ma le caratteristiche analizzate si ritrovano anche nella
parte restante. Il songwriting è sempre fresco e intrigante,
con un “lato A” decisamente effervescente.
La mescolanza di stili denota la profonda cultura musicale di questi
musicisti, che riescono ad imprimere una forte personalità
utilizzando linguaggi conosciuti, ma interpretati in modo felicemente
originale. GB
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