I
Todesbonden sono nati su impulso della cantante Laurie Ann Haus (Autumn
Tears) e debuttano con questo interessante album. La band si inserisce
nella schiera di gruppi che si dedicano ad un metal ricco di riferimenti
folk darkeggianti, con un cantato femminile angelico, che a tratti
ricorda gli Edenbridge, con questa premessa i nostri non sembrano
essere molto originali, in realtà la loro musica non è
assimilabile più di tanto ai gruppi che trattano questi temi
musicali e il disco risulta molto piacevole e intrigante.
Fin dall’iniziale “Surrender to the Sea” si avverte
un aura di magia, dove la forza della natura subentra a rendere memorabile
quanto creato dai Todesbonden. Se il cantato di “Surya Namaskara”
ricorda moltissimo un incrocio fra quello soprannaturale di Lisa Gerrard
e quello fortemente evocativo di Francesca Nicoli degli Ataraxia,
è il tessuto sonoro, una specie di bolero metallico, a fare
la differenza. “Trianon” è un po’ leziosa,
con i sui richiami neoclassici e un cantato che in certi momenti ricorda
quello gregoriano, ma nel complesso è ancora un’ottima
prova. Ma non voglio perdermi nei meandri di un track by track, addentrarsi
in questo disco è come fare una passeggiata nella foresta di
Broceliande, dove il cammino ora è riposante e poetico, ora
è aspro e faticoso, dove si possono trovare ruscelli riposanti
e dove spesso piove e bisogna ripararsi, un posto che, al di la delle
leggendo che lo animano, infonde sempre una senso di mistero e di
fragilità, amplificato dalla dura roccia del suolo che è
ricca di ferro e ci fa sentire piccoli e indifesi.
Questi sono i Todesbonden, un gruppo che sa riempire di poesia la
propria musica, ma che in certi momenti e duro come il ferro, perché
la natura è madre, ma è anche terribile con il suo ciclo
inesorabile a cui nessun essere vivente può sfuggire. Sleep
Now, Quiet Forest è un album sorprendentemente ricco, che le
mie parole non riescono a descrivere fino in fondo, ma spero almeno
di avervi messo un po’ di curiosità. GB
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