Rock Impressions

Underfloor UNDERFLOOR - Underfloor
Selfproduced

Gli Underfloor sono una nuova realtà nel panorama musicale italiano e si presentano con questo primo cd autoprodotto. In formazione troviamo il bassista Guido Melis già noto per la sua militanza nei Time Escape, al suo fianco ci sono il cantante e chitarrista Matteo Urro e il batterista Lornzo Desiati.

Il loro stile è definibile come una specie di incrocio fra il recente pop rock nazionale di gruppi come i Timoria, vedi il brano di apertura “Nevica” e “Improvviso”, e certe progressioni psicotiche dei gruppi svedesi come Anekdoten e Landberk, ne è un esempio lampante il brano “Dissolversi”. Fra le cose che mi sono piaciute di più ci sono l’energia di “Non So Correre” o il testo intimista e sentito di “Consapevoli”.

Musicalmente la proposta è piacevole e interessante, anche se la voce non è sempre abbastanza potente, Matteo ha una timbrica delicata che si sposa molto bene con i testi più poetici, ma nei brani più energici sembra essere un po’ debole, anche se questa impressione potrebbe dipendere dal missaggio. La sezione ritmica è un vero punto di forza del gruppo, basso e batteria creano un tappeto molto intenso su cui la chitarra può esprimersi con grande libertà espressiva, come frutto abbiamo delle progressioni dal forte impatto emotivo, come nella traccia “Rubami il Sonno”.

Nel complesso gli Underfloor sembrano essere un’intrigante promessa. GB

Altre recensioni: Vertigine; Solitari Blu

Contatti: www.underfloor.it info@underfloor.it
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Matteo Urro, Guido Melis e Lorenzo Desiati, in arte Underfloor: questo è il nome della band che ha mi ridato speranza per il futuro del rock italiano. Il perché è presto detto: Gli Underfloor sanno suonare, comporre e scrivere testi, vi pare poco?

L’opener ‘Nevica’ è un pugno allo stomaco ed una carezza allo stesso tempo e delinea le caratteristiche dinamiche della musica del trio che già in ‘Dissolversi’ riesce a catturami con la disperata dolcezza della melodia e il bellissimo finale strumentale:
La scena che girano sempre davanti ai miei occhi è una realtà umida dove il silenzio è assordante… dissolversi dentro…

‘Improvviso’ fa venire voglia di ascoltare la band dal vivo per la lunga improvvisazione in cui i suoni di Seattle e Londra si fondono così come le epoche: la sperimentazione degli anni ’70 con il malessere urbano dei ’90, un malessere che esplode in ‘Non So Correre’:
Tutto sta crollando tutto sta crollando e non mi basta il tempo per sopravvivere... ma io non so correre…

La difficoltà di affrontare la quotidianità è il tema che ritorna più volte nelle liriche che hanno il pregio di essere così dirette nella loro crudezza e malinconica tenerezza.
In ‘Consapevoli’ Matteo canta:
… Le abitudini si sommano per difenderti dalle incertezze che aumentano…

In ‘Fragile’, forse migliore la canzone del disco insieme alla già citata ‘Dissolversi’, si trova questo verso:
…Tu lo sa che il risveglio ha con sé una sua violenza?

Infine, nell’ultimo brano del CD, quello che, almeno musicalmente, sembra essere più spensierato, arrivano le parole più dure, vere lame affilate:
Strano constatare che le cose più belle ci sfuggono. Io sono consapevole di come è importante restare attenti… (…) Niente può sorprendermi mentre si consuma la mia energia e non riesco più a recuperarla…

Gli ‘Underfloor’ mi hanno regalato con la loro musica delle emozioni ed il piacere di aver voglia di ascoltare più volte un disco, fatto questo che diventa sempre più raro. Vi invito ad provare ad ascoltarli, sono sicuro che anche voi non resterete delusi. JM

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