Rock Impressions

Ut Gret - Recent Fossils UT GRET - Recent Fossils
EarX-Tacy Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Avantgarde Jazz / Rio
Support: 3CD - 2006


Gli Ut Gret sono una band del Kentucky, precisamente di Louisville che si compone nell'oramai lontano 1981. Essi sono Steve Good al sax e percussioni, Gregory Acker al flauto, sax e percussioni, Gary Pahler batteria percussioni e basso, Stephen Roberts alle tastiere, vibrafono, tromba e percussioni ed il polistrumentista Joee Conroy (strumenti a corda, elettronica e percussioni).

Vengo subito a precisare che la musica proposta non è di facile collocazione, in essa convivono Folk, World, Rock, Jazz, ma soprattutto molta improvvisazione, grazie a strumenti quali sax, flauto, vibrafono, trombe ed altro ancora. Per questo mi sento di inserirli nel contesto Progressive Rio. Tutto questo fa presagire anche a composizioni lunghe ed articolate, spesso lanciate in corse improvvisate, in effetti così è.
Ut Gret è la fusione di due significati a se stanti, dove "UT" è l'antica nota medioevale conosciuta a noi come "do", la nota più bassa dell'organo, mentre "GRET" sta a significare un nomade, una persona zingara che vaga in Europa per cogliere nuove sonorità per la gente comune.

"Recent Fossils" si presenta con una bellissima confezione cartonata con tanto di libretto interno ricco di spiegazioni, citazioni letterarie e foto. Questo esce per i 25 anni di fondazione della band e nei suoi tre cd interni ascoltiamo tre stadi differenti della loro carriera. Il primo si intitola "The Dig" e nei suoi 70 minuti di sonorità possiamo davvero trovare ogni tipo di influenze sonore, musica percussionistica Indonesiana compresa. Le sensazioni che scaturiscono all'ascolto sono molteplici, si ha come la sensazione che la profondità della musica sia scavata nella terra. Musica atavica, dove si percepisce la necessità dell'uomo di comunicare con la natura.

Di conseguenza essendo una musica alquanto primitiva e spontanea, il ruolo delle percussioni è fondamentale, essendo esso lo strumento principe dai tempi dei tempi, è facile quindi avere una visione allegorica di una musica fossilizzata nella pietra, a testimonianza che la terra è suono e testimone di vita. Ma la terra porta anche ad una considerazione più spirituale, ecco dunque che questo carillon etnico trasporta l'anima e l'accompagna vicino al divino. Lo scenario bucolico che si presenta all'ascolto è ottenuto anche grazie all'uso dei fiati, fra sax e flauto per poi miscelare il Folk con la cultura Indonesiana. Chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dai suoni è come scendere giù da un lungo scivolo. Delicatezza e sensibilità.

Il secondo cd dal titolo "Time Laps" necessita di una mentalità ancora più aperta, in quanto esso è composto da improvvisazioni in studio. Compaiono anche ospiti illustri quali Henry Kaiser, Eugene Chadborne, Greg Goodman e Davey Williams. La Scuola di Canterbury viene inesorabilmente alla mente di chi ascolta, con i Soft Machine in cattedra. Jazz elettrico penetrante molto coinvolgente, un altro salto nel vuoto, un lasciarsi cadere nell'infinito dove le restrizioni mentali non devono assolutamente esistere. Vera musica per la mente, adatta ad un pubblico preparato e desideroso di lasciarsi sorprendere.

Ancora più difficile da affrontare è il terzo cd dal titolo "In C", brano in origine preparato come una bonus track, ma a causa della lunga performance di circa 63 minuti, relegato in un contesto a se stante. Questo è registrato dal vivo al Tewligan's Tavern con la presenza di altri strumentisti, quali lo storico Dave Stilley e Marko Novachoff. Un brano martellante ed ipnotico che mette a dura prova la pazienza dell'ascoltatore. Una sorta di extasy sonora, dove la ragione si lascia ingannare dalle apparenze, quelle costruite dalle note degli artisti.
Gli Ut Gret non sono mai banali, raccontano viaggi, ripercorrono il dna dell'uomo anche a ritroso, per poi riproporlo a noi in maniera schietta e cruda. Meritano l'ascolto. MS

Altre recensioni: Time Of The Grets; Radical Symmetry


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