Questa
recensione è soprattutto rivolta a tutti coloro che fanno dei
Queen una ragione di vita. Amico di Valentia (Metal Majesty), Robby
ritorna all’attenzione del pubblico Europeo solo grazie alla
caparbietà della Frontiers, infatti dopo un esilio discografico
in Giappone si ripresenta a noi dopo ben sei anni da “Believing
Is Seeing”.
Questo disco potremmo definirlo un doppio lavoro, suddiviso in una
parte più sperimentale e Metal ed un altra classico Queen con
tanto di coretti accattivanti. Non mancano nemmeno i richiami ai Led
Zeppelin con certi riff che saccheggiano a piene mani “Kashmir”
(“Everday Hero”), oppure puntate alla Elton John (“The
Cold & Lonely Lie”). Moltissimi i brani, ben 17 e non stupitevi
se vi dico che sono tutti gradevoli.
Gli arrangiamenti di pianoforte sono un punto forte del disco e ci
sono grandi momenti come “She” e la conclusiva “Exodus
Elephantes"che mettono in evidenza tutta la bravura di Valentine
come compositore. Non dimentichiamoci che di questo estroso personaggio
“Most Beautiful Pain” è il quinto sigillo, di conseguenza
l’esperienza non manca. Senza dubbio siamo al cospetto di un
artista da noi troppo sottovalutato, non ci sono solo canzoncine nel
cd, ma molto di più, le chitarre alla May fanno a volte scorrere
sulla pelle brividi di antica memoria. L’olandese folgorato
da Mercury e soci è oltretutto un ottimo cantante, altro punto
a suo favore.
Se si aggiunge che “Most Beautiful Pain” è prodotto
più che bene, non resta altro che segnarci il suo nome sul
nostro taccuino di acquisti discografici. Una curiosità per
concludere, nel tour di “Back to the Light”, Brian May
lo porta con se come musicista di supporto e scusate se è poco.
MS
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