L’olandese
Robby Valentine (aka Robert Kempe) è un polistrumentista molto
dotato, che da metà anni ’80 ha prodotto una lunga serie
di album, ma che deve la sua fama alla sua ossessione per l’indimenticabile
Freddy Mercury e i suoi Queen. Nella sua lunga carriera ha collaborato
con molti artisti, in particolare con Arjen Lucassen (Ayreon) e del
suo entourage, con le Ars Nova ed è stato contattato nientemeno
che da Brian May, che dopo aver ascoltato un suo album lo ha voluto
come support band nel 1993, immaginate la sua gioia! La musica di
Valentine è molto incentrata sui Queen, ma le sue influenze
abbracciano anche altri nomi dai campioni della melodia Abba agli
estremismi metal di Marilyn Manson, e Robby mette tutto nella sua
musica che si presenta come un concentrato di Pomp Rock, AOR e Arena
Rock, con qualche puntata nel metal.
Questo disco è uscito nel 2008 per il solo mercato giapponese
e dal 2009 viene distribuito nel resto del mondo attraverso il sito
internet del nostro e, udite udite, con l’aggiunta di due bonus
tracks non presenti nella versione nipponica, rarissimo caso in cui
la verione europea è più ricca di quella pubblicata
nel Sol Levante.
Androgenius è diviso in due cd per circa due ore e mezza di
musica immaginifica, il primo cd è Future? Che è nettamente
sbilanciato verso il metal, ovviamente la melodia è il fulcro
della musica di Valentine, il sound è epico, pieno, avvolgente.
Le chitarre sono possenti, con ritmiche incalzanti, ma le parti vocali
sono il vero fulcro su cui ruota il tutto. I brani proposti sono ben
quattordici con due cover, che manco a dirlo sono una dei Queen, “Flick
of the Wrist” e una degli Abba, “S.O.S.”, ma come
vedete dai titoli non sono poi così scontate, in più
troviamo anche una personale rilettura di Chopin e di Tchaikovsky
in “Piano Solo”, per farci capire che Robby è molto
abile con il pianoforte, del resto ha iniziato a suonarlo fin da bambino,
mentre la madre lo cresceva a latte e notturni. Ma questa è
solo una piccola parentesi neoclassica, per il resto c’è
tanta energia e ottime armonicizzazioni, prendo ad esempio un titolo
a caso come “A New World”, ma sono davvero tutti buoni.
Il secondo cd Past è più sbilanciato sul classico repertorio
di Robby, fatto di hard rock melodico ed epico, un territorio dove
il nostro è un vero campione, in questo caso i titoli proposti
sono ben sedici senza cover e sarebbe un vero torto citarne solo alcuni
(tutti è impossibile), perché ognuno merita più
di un ascolto, davvero ammirevole l’abbondanza proposta, segno
che Valentine ci sa davvero fare e che la sua passione è vera
e sentita e ascoltandolo si viene investiti da questa e non si può
restare indifferenti, a meno che il genere proposto non piaccia.
Robby Valentine è sempre rimasto un cult artist, per qualcuno
è troppo “derivativo”, ma la sua lunga discografia
e questo nuovo imponente lavoro dimostrano che è un musicista
veramente in gamba, che merita considerazione e che difficilmente
vi deluderà. GB
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