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            peso dei Deep Purple e dei Rainbow sulle nuove generazioni di artisti 
            dediti al power metal sinfonico e al prog metal è enorme e 
            non penso che questo sia un segreto per nessuno, pertanto questo tributo 
            è una specie di atto dovuto, una testimonianza per i più 
            giovani che ancora non conoscono i vecchi leoni. Del resto mi ricordo 
            che ad un concerto dei Dream Theater, dopo l'esecuzione di "Perfect 
            Stranger", avevo sentivo dei ragazzi chiedersi da dove uscisse 
            quel pezzo favoloso.
 Per quelli della mia generazione, invece, questa raccolta ha un valore 
            più simbolico e nostalgico, anche se è sempre piacevole 
            riascoltare dei brani che sono scolpiti nel nostro cuore e che vengono 
            riproposti con una certa perizia e devozione. I brani proposti sono 
            tredici con sette pezzi presi dal repertorio dei Deep Purple e gli 
            altri sei da quello dei Rainbow, un'equa distribuzione che tiene conto 
            anche della produzione più recente.
 
 Essendo questa raccolta curata dalla Lion Music è naturale 
            aspettarsi una carellata di ottimi chitarristi, troviamo infatti Lars 
            Eric Mattsson solista in "Self Portrait" e con i Condition 
            Red in "Black Portrait" e "Still I'm Sad". I prog 
            metallers Mister Kite ripropongono "Bloodsucker". Gli Arabesque 
            di Joop Wolters si esibiscono in "Stargazer". I "Reign 
            of Terror" di Joe Stump hanno scelto "Sixteenth Century 
            Greensleeves", ma troviamo anche "The Battle Rages On" 
            (Headline), "Gates of Babylon" (Iron Mask), "Space 
            Truckin'" (Torben Enevolden), "Highway Star" (Winterlong), 
            "Lazy" (Jason Richardson) e "Man on the Silver Mountain" 
            (Eric Zimmermann), una scaletta davvero niente male.
 
 Le esecuzioni sono tutte discrete e piuttosto fedeli agli originali, 
            varie volte ho rimpianto l'espressività di Gillan e di Ronnie 
            James Dio, ma sono dei singer troppo carismatici perché si 
            possa reggere il confronto, ma tutto sommato è un bel pezzo 
            di storia. GB
 
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            Vol.2
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