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            mi aspettavo proprio che la Lion Music pensasse di mettere sul mercato 
            un secondo tributo a Ritchie Blackmore, anche se è un artista 
            a dir poco fondamentale per l’influenza che ha avuto sul power 
            metal dagli anni ottanta fino ai giorni nostri. Comunque deve essere 
            stato il successo del primo capitolo a dar vita, a due anni di distanza, 
            a questo secondo.Ovviamente nel primo episodio sono state sparate molte delle cartucce 
            migliori, ma il repertorio dei Deep Purple insieme a quello dei Rainbow 
            è una fonte pressoché inesauribile e così ecco 
            spuntare altri grandi classici, che questa volta sono affidati più 
            a dei gruppi che non a dei virtuosi della sei corde.
 
 Partono i tedeschi Domain di Axel Ritt con “Stormbringer” 
            ed è subito adrenalina che scorre, ottima formazione e ottima 
            prova. Il virtuoso Michael Harris si occupa di “Lady of the 
            Lake”, la sua tecnica è fuori discussione e se la cava 
            bene, mentre il singer Steve Snider è abbastanza simile a Ronnie, 
            ma non ne ha l’estensione. I Dogpound rifanno “Mary Long”… 
            non molto da aggiungere… Il primo passo falso avviene ai danni 
            della stupenda “Burn” che viene accelerata dagli Orion 
            Hunter, pessima idea, il brano in originale era già sufficientemente 
            veloce e questa verisione ne perde l’incedere possente e maestoso 
            in un colpo solo. L’indimenticabile “I Surrender” 
            è sempre bella anche in questa versione metallizzata. I Baltimoore 
            ci provano con “Kill the King” e superano agilmente la 
            prova, in questo caso il trattamento metallizzante ha funzionato senza 
            problemi. “All Night Long” non è proprio un pezzo 
            fra i miei preferiti e la registrazione non rende merito ad una prova 
            dignitosa di Munkes e Kloos. Trascurabile il tentativo dei Man on 
            Fire in “Maybe a Leo”. Ma ecco la seconda grande occasione 
            mancata, Chris Catena è un ottimo chitarrista, 
            non c’è che dire e anche come voce non è affatto 
            male, ma la sua versione di “Mistreated” non è 
            assolutamente degna di memoria, cerca di dare enfasi al brano, ma 
            eccede a discapito del pathos che viene rovinato. Gli House of Shakira 
            risolvono “Lady Starstruck” senza troppa fatica, mentre 
            i Takara ripropongono “Can’t Let You Go” con una 
            prova discreta. Chiude la partita Chris Heaven con una versione molto 
            bella di “Soldier of Fortune”.
 
 Non sono contrario ai dischi tributo, ma penso che solo i fans dei 
            Deep Purple e dei Rainbow possono essere attratti da questa simpatica 
            raccolta. GB
 
 Altre recensioni: Blackmore's Castle
 
 post scriptum: Chiedo scusa a tutti i miei lettori, 
            perché ho fatto uno sbaglio clamoroso, Chris Catena non ha 
            mai suonato la chitarra!
 Posso giustificarmi dicendo che il promo in mio possesso non dice 
            chi suoni cosa e che non ho avuto il tempo di documentarmi bene, resta 
            il fatto che ho sbagliato e questo mi spiace davvero molto.
 Chris dal canto suo è stato molto gentile e mi ha scritto segnalandomi 
            l'errore e mi ha detto che ci sono stati dei grossi problemi di mastering 
            che hanno inficiato la sua resa canora.
 Mi sembrava doveroso mettervi a conoscenza del tutto.
 Con affetto
 Giancarlo Bolther
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