A
breve distanza dal primo volume ecco arrivare il secondo che conclude
il tributo che la Lion Music ha voluto dedicare al gigante della sei
corde, l'uomo che ha cambiato per sempre il modo di suonare la chitarra
e che viene ancora chiamato in causa come pietra di paragone per ogni
nuovo chitarrista, un artista che, nonostante sia venuto a mancare
più di trent'anni fa, non ha ancora smesso di esercitare un
fascino irresistibile.
La scaletta di artisti è la seguente: il padrone di casa Mattsson
in coppia con Poland (che erano presenti anche sul vol.1) per "Room
Full of Mirrors", i Winterlong reinterpretano l'indimenticabile
"Purple Haze", Martone rifà "Angel" da
brividi, i Project Alcazar si cimentano nella stupenda "Manic
Depression", Torben Enevoldsen si appropria di "Who Knows"
altro brano mitico, Mattsson torna in coppia con James Byrd per "Burning
of the Midnight Lamp", Tony Hernando è alle prese con
il blues di "Red House", a seguire troviamo Tommy Denander
nell'anthemica "Them Changes", i progster Condition Red
si impossessano di "Villanova Junction" e chiudono i Baltimoore
con la supelativa "Freedom".
E' ovvio che Hendrix va ascoltato in originale e che nessuna cover
può sostituire la carica emotiva che Jimi ha infuso nella sua
musica, ma questa raccolta è fatta bene e con grande passione,
nel rispetto della spirito selvaggio del più grande chitarrista
del secolo scorso. GB
Altra recensione: The Spirit Lives
On Vol.1
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