Dopo
cinque anni dal debutto si rifà vivo il trio dei lombardi Vedda
Tribe con formazione inalterata. Questo secondo capitolo si discosta
dal precedente, segno che il tempo passato ha prodotto una maturazione
artistica in questi ragazzi.
Quello che mi aveva colpito nel primo album era lo stile dannatamente
retrò con lunghe improvvisazioni, molto seventies. Questo nuovo
lavoro invece può spiazzare chi li conosce, perché le
sperimentazioni si sono spinte nel campo dell’elettronica abbandonando
il rock più canonico.
Strano il titolo dell’album, come strano è il riferimento
del nome del gruppo che penso si ispiri ad una popolazione dello Sri
Lanka, strana di conseguenza la musica, anche se penso che molti appassionati
di rock elettronico tedesco non faticheranno a riconoscere elementi
di Tangerine Dream, Klaus Schulze ed Embryo.
Quindi abbiamo per le mani l’album di un gruppo in ricerca,
che vuole espandere i propri confini e lo fa con grande impegno. I
risultati non sono sempre brillanti, colpa forse di uno scarso budget
con cui il disco è stato realizzato, del resto tutti i dischi
di questo tipo sono stati realizzati con pochissime disponibilità
economiche, onore al merito.
Molte parti strumentali e qualche cantato onirico per un sound difficile
da inquadrare, sicuramente molto psichedelico, ma anche molto prog
nel senso di un cammino musicale sempre in divenire. I Vedda Tribe
forse non raccoglieranno mai in base a quanto hanno seminato, ma sono
un gruppo veramente interessante. GB
Altre recensioni: Vedda Tribe
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