Il nome di Darryl Way potrebbe non esservi familiare, ma è
un talentuoso violinista che ha suonato con i Curved Air e ha prestato
i suoi servigi ai Jethro Tull per l’album Heavy Horses. Meno
conosciuta la sua carriera solista, prima con i Darryl Way’s
Wolf e poi col proprio nome con cui ha continuato fino ai giorni nostri.
Il violino è uno strumento ha faticato ad entrare nel rock,
mentre è abbastanza diffuso nel folk e nel country, nel rock
abbiamo i primi esperimenti coi Beatles di Eleanor Rigby, i King Crimson
e soprattutto grazie al grande Simon House (High Tide, Hawkwind, Bowie
e molti altri), recentemente mi piace ricordare in particolare Akihisa
Tsuboy coi KBB e molti altri progetti. Ma è difficile tracciare
un elenco lungo, anche se oggi ci sono vari tentativi in questo senso,
dagli Apocalyptica in poi gli archi sono entrati di prepotenza nel
rock e con effetti talvolta sorprendenti.
Questo disco è stato realizzato interamente da Darryl, ma non
ci sono note tecniche esaustive, pertanto andiamo ad analizzare la
musica. L’album è composto da dieci brani di media lunghezza.
Il primo è “Apollo (Racing Against the Sun)”, i
suoni sono abbastanza moderni, un mix di rock e di elettronica con
un cantato misurato e passaggi strumentali di grande piacevolezza.
Siamo in territorio prog, anche se troviamo molti elementi mescolati
tra loro, con una concezione neo classica sinfonica di fondo. L’inizio
anthemico nella seconda parte lascia posto ad una partitura più
pacata e poetica. “Orpheus ant the Underworld” ha un inizio
decisamente dark, i suoni si fanno cupi, carichi di tensione, ma presto
diventano poetici per poi riaffondare nella tensione, c’è
molto dentro questo titolo e solo ripetuti ascolti ne svelano tutti
i risvolti. Grandi passaggi di violino. Molto bella la linea melodica
di “Whatever Happened”, nonostante sia un brano sostanzialmente
prog, contiene una vena melodica che ne potrebbero fare una potenziale
hit. La parte strumentale è da brividi. Divertente “Dove
of Peace”, tra rock ‘n’ roll e tensioni moderne.
“Strange Goings On” è una ballata atipica, che
tiene alto il livello del disco. “Aphrodite” è
una strumentale molto bella, anche se colpisce meno, per il suo carattere
intimista e poetico, molto neoclassico, quasi da notturno. Ci sono
ancora quattro brani per finire il disco, ma le coordinate stilistiche
non variano, anche se ogni traccia ha una sua identità e Way
dimostra tutta la sua sensibilità artistica.
I fans dei Curved Air non si lasceranno scappare questa vera gemma,
ma spero che qualcun altro si senta attratto da un disco di bella
musica come questo, dove i sentimenti non vengono urlati, ma mescolati
a poesia e bravura. Se volete è un disco da intenditori, ma
questa musica fa bene a tutti. GB
Sito Web
|