L’etichetta
di Steve Vai è divenuta una vera e propria miniera di talenti
della sei corde, difficile trovare un artista sotto contratto che
sia sotto la media, potrebbe essere diversamente. Ma è vero
anche che non è difficile trovare ottimi chitarristi, ma cos’è
oggi che distingue un chitarrista bravo da uno eccezionale? Di certo
non può essere tutto ridotto al solo canone dell’abilità
tecnica, ma come sempre contano anche doti come il feeling, l’inventiva,
il gusto melodico e via discorrendo. In altre parole oggi come ieri
è la personalità artistica del musicista che fa la differenza.
Dave è un chitarrista molto bravo ovviamente, ma sa trasmettere
anche un calore e una solarità notevoli con il suo solismo
efficate, scintillante e pieno di melodia, doti non comuni a tutti
gli axe hero. Proprio queste lo hanno portato ad aprire per il “maestro”
Vai e sul suo disco compaiono al suo fianco i nomi di Philip Bynoe
e Graeme Rappaport al basso e dei batteristi Virgil Donati e Steve
Wilson che danno quel tocco in più.
Questo suo album ha una durata piuttosto contenuta e supera di poco
la mezz’ora, scelta molto apprezzabile, anche per il fatto che
non ci sono parentesi riempitive, ma quello che si ascolta è
tutto meritevole ed è anche piuttosto vario, sia come generi
musicali proposti, si va dalla fusion all’hard rock, sia come
tecniche utilizzate. Ci sono parti acustiche ed elettriche che si
intersecano, ma anche impostazioni diverse per come vengono affrontati
gli assoli e le parti ritmiche.
Molta fantasia e molta creatività per un disco fresco e piacevole
che non mancherà di suscitare l’ammirazione per il talento
di questo ottimo musicista. GB
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