Fra le band che non hanno avuto fortuna vanno sicuramente menzionati
i White Lightning (ex Iron Pig), autori nella prima metà degli
anni ’80 di un discreto album di transizione, poi la loro casa
discografica fallì e il secondo album “Paradise…
At a Price”, realizzato nel ’90 non vide la luce, fino
ad oggi, perché la volonterosa Angel Air, specializzata nella
ristampa di dischi poco conosciuti, ha finalmente dato alle stampe
questa buona testimonianza di heavy rock inglese. In quegli anni c’era
una certa confusione musicale in Inghilterra, finito presto il punk,
prese piede la New Wave a cui si contrappose l’Heavy Metal,
ma ci furono dei gruppi che cercarono di trovare dei punti di unione
fra questi generi così diversi e distanti. Penso ad esempio
all’album The Cage dei Tygers of Pan Tang, a Love dei Cult e
altri ancora meno conosciuti. In questo filone si inserirono anche
i White Lightning, anche se molto più sbilanciati verso l’heavy
rock.
La prima testimonianza della band è appunto l’album As
Midnight Approaches, che viene riproposto con l’aggiunta del
primo singolo, di quattro versioni demo e di una live. Il sound della
band è decisamente heavy, ma ci sono alcune sfumature, in particolare
negli arrangiamenti, che rimandano alla New Wave, non fraintendetemi,
sono solo degli accenni, in realtà si tratta di sano heavy,
piuttosto melodico, ma che non strizza eccessivamente l’occhio
ne al rock americano ne tantomeno alle classifiche. L’apertura
del disco è affidata ad una classica anthem song, dal perentorio
titolo “Lesson One”, anche se gli arrangiamenti sono già
ricercati. Ma ecco che “Danger Man” presenta altre sonorità
tipiche di certo punk rock, oggi questi suoni sono molto interessanti,
ma all’epoca i puristi li snobbarono ingiustamente. Molto personale
la ballata “Blue Horizon”, che rilegge in modo originale
un classico blues. L’heavy torna a pulsare forte con “Hypocrite”.
Il disco continua con brani tutti di buona fattura fino alla fine,
con il singolo dominato dall’intensa “This Poison Fountain”,
vagamente prog, a dominare. Comunque la potenzialità rock del
gruppo emerge con prepotenza nel brano live proposto a chiusura del
disco.
Paradise… At a Price apre subito con un brano aggressivo, potente,
forse per un ripensamento sulle melodie del precedente lavoro. Non
è un caso, “Under My Skin” rincara la dose e propone
un sound decisamente carico di rabbia di voglia di rivincita. Piacevole
il blues non convenzionale di “Dealer”, a dimostrazione
delle buone doti compositive di questi musicisti. Ottimo l’impatto
di “Murder in Your Eyes”, un heavy fatto come si deve.
“Civilized Society?” possiede un ottimo senso drammatico,
sostenuto anche da una buona complessità ritmica. Stranamente
il brano che da il titolo all’album non è in scaletta,
ma viene ripescato nelle versioni demo, ce ne sono ben sei e in chiusura
troviamo anche la verione live della potente “Nailed”.
Peccato che questa band non abbia avuto fortuna, perché questi
due dischi sono belli e avrebbero meritato al pari di tanti che invece
si sono ritagliati una fetta di notorietà. Se non altro abbiamo
ora la possibilità di riscoprirli con questo doppio cd, che
contiene tutto il loro lavoro. GB |