Heavy
Metal, granitico, potente, dalle forti reminescenze della scuola tedesca
– Accept sopratutto - questo suonano i White Skull. L’arrivo
di Danilo Bar alla chitarra solista e di Fabio Manfredi al basso non
solo non ha intaccato il sound generale, ma anzi lo ha rafforzato
e definito ancor di più dando, specie in fase solista, maggior
colore alle canzoni.
In ogni brano è riscontrabile un abile bilanciamento tra energia
e ricerca melodica (ottimi i ritornelli di ‘The Union’
e ‘Top Secret’), tra la granitica sezione ritmica e le
armonie vocali di ‘Gus’, ottimo cantante metal forse troppo
desideroso di emulare Eric Adams dei Manowar, ma abilissimo nel dare
pathos e feeling alle composizioni.
Come già detto, nell’intero CD si sentono echi di metal
teutonico per l’uso delle citazioni classiche e per quel gusto
per gli arrangiamenti pomposi e ridondanti, ma è possibile
qua e la scorgere influenze della New Wave of British Heavy Metal,
come in ‘Last Navigator’ o ‘The Skulls’, molto
vicine a certe canzoni degli Iron Maiden di Piece of Mind e Powerslave.
‘Creature Of The Abyss’ stupisce per l’abile capacità
del gruppo di fondere heavy metal con un arrangiamento dal sapore
irlandese. ‘Power Of Blood’ è il pezzo più
epico del CD e ci restituisce i White Skull che i numerosi fans conoscono
e apprezzano. Il disco a questo punto perde di tensione complici alcuni
brani nei quali i nostri ripropongono sonorità già sfruttate,
pur mantenendo alta l’energia e la potenza del sound. Arriviamo
così alla ballad finale, ‘I Wanna fly Away’ cantata
con enfasi e pathos da ‘Gus’.
Non resta che consigliare a tutti di andare a vedere i White Skull
dal vivo: è infatti in sede live che le canzoni dei nostri
rendono al meglio grazie sì alla bravura esecutiva ma anche
alla capacità dei nostri di intrattenere e di trasmettere al
pubblico forti emozioni. JM
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