Rock Impressions

Kip Winger - From the Moon to the Sun KIP WINGER - From the Sun to the Moon
Frontiers Records
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: AOR
Support: CD - 2008

Forse non sono in molti a ricordarselo, ma Kip Winger aveva suonato il basso con un certo Alice Cooper verso la metà degli anni ’80, per poi dedicarsi al gruppo che portava il suo nome in compagnia del talentuoso chitarrista Reb Beach, da allora il nostro si è dedicato ad un hard rock radiofonico di ottima fattura, poi arriva la carriera solista a cui segue la rifondazione della band e molti altri progetti che hanno visto la rinascita artistica di Kip. In questo nuovo album lo troviamo in compagnia di ottimi musicisti, oltre al vecchio amico Rod Morgentein (Dixie Dreggs), troviamo Andy Timmons alle chitarre, Alan Pasqua alle keys e altri ancora. Il risultato è un disco suonato molto bene

“Every Story Told” parte all’insegna della melodia, non è un brano che entra subito, ma è sicuramente ricco di classe. “Nothing” è una spanna sopra il brano iniziale, ottimo l’attacco rabbioso, che ricorda proprio certe cose di Alice, poi subentra un corus carico di pathos di ottima presa. Con “Where Will You Go” siamo sempre nel campo della possibile hit radiofonica, dove la classe conta più del contenuto, non c’è niente di nuovo e il copione è rispettato nel minimo dettaglio, quello che resta è gusto e classe appunto e di entrambe Kip ne ha da vendere. “Pages and Pages” è una ballad dal sapore neo classico, che spezza bene col repertorio precedente. Ancora più neo classica è la strumentale e intimista “Ghosts”, dominata dal pianoforte, dal violino di David Davidson e dal violoncello di John Catchings, bella anche se stona un po’ col resto del disco. “In Your Eyes Another Life” è una piece teatrale, che ha un po’ il sapore della soundtrack, ancora il nostro ci sorprende per varietà. “Runaway” (ma che titolo originale!) è una rock song un po’ troppo scontata. Piuttosto piatta è anche “California”, troppo morbida per i palati dei suoi fans, ma anche troppo poco incisiva. Bisogna arrivare alla beatlesiana “What We Are” per provare ancora qualche emozione, anche se ha un sapore troppo nostalgico. Poi si scivola verso il finale dove l’ultimo sussulto lo si prova con la bonus track “Monsters”, che ha una costruzione interessante, il resto è abbastanza piatto.

Winger è un musicista che merita rispetto, ma a volte la classe non basta e questo disco purtroppo ne è la dimostrazione. GB

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