Rock Impressions

Yagull - Films YAGULL - Films
Zoze Music / Moonjune
Distribuzione italiana: IRD
Genere: Acoustic
Support: CD - 2013


Non ho molte informazioni su questa formazione newyorkese capitanata dal chitarrista e compositore Sasha Markovic, che credo sia al debutto discografico. Si tratta di una formazione acustica dove domina Sasha, in diversi brani è solo, poi troviamo contributi di Lori Reddy al flauto in quattro brani, Sonia Choi al violoncello in altri tre, Eylon Tushiner al sax in due e Josh Margolis alla batteria e tastiere in uno. Come si può intuire dal titolo l’album si ispira alla cinematografia, anche se non vengono indicati dei film specifici, inoltre troviamo anche due interessanti cover, ma andiamo con ordine.

Il primo brano proposto è “Dark”, le note tenebrose delle corde basse della chitarra unite al suono caldo e fortemente malinconico del violoncello creano un tappeto di grande suggestione, il riff è molto rock, sarebbe un ottimo brano di hard rock alla Led Zeppelin, ma è acustico e alla fine è più vicino a certo folk, ma credo che chi ama un certo tipo di musica non faticherà ad amare queste sonorità cariche di suggestioni settantiane. “Los Pajaros” è più incantata e onirica, sicuramente più folk della precedente, ma rimane comunque la simpatia per certo rock suonato con passione, toccante il flauto. “East” si pone a metà strada fra i due brani precedenti, in questo caso troviamo il contributo del sax e tutto assume contorni splendidamente notturni e riflessivi. “T Feel” è molto folk, delicata in certi passaggi e piuttosto romantica, molto belli alcuni passaggi di chitarra. Non meno intensa, anche se molto più malinconica è “Summerdreamer”. In “Pulse” il flauto tocca l’anima, tutte ballate che si adattano splendidamente ad evocare emozioni, cose che col cinema ci sta proprio bene. La prima delle due cover è “White Room”, il classico dei Cream, in apparenza non sembra avere un collegamento col resto del repertorio, ma la resa acustica ci spiega il gusto rock intuito in precedenza e poi non è affatto male anche in questa veste insolita, col flauto ancora protagonista. La seconda cover è ancora più sorprendente (forse), si tratta di “Sabbath Bloody Sabbath”, la resa è incantevole, il pezzo è molto riconoscibile, ma il trattamento lo rende delicato e fresco, davvero splendido. “April” è più impegnativa e articolata e piace perché rompe un po’ coi brani precedenti. In certi momenti mi viene in mente anche Ry Cooder, altro grande musicista che si è spesso cimentato con colonne sonore, come dimenticare quella di Paris Texas, che mi è tornata in mente ascoltando la title track, che non le assomiglia, ma possiede una identica sensibilità. Splendida anche “Distance”, il brano forse meno cinematografico del lotto, ma quanto feeling che trasuda.

Un disco ottimamente suonato ed interpretato, la veste interamente strumentale potrebbe renderlo non proprio accessibile a tutti, ma il gusto e la bellezza contenute in questo lavoro rendono il titolo particolarmente interessante. GB

Altre recensioni: Kai

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