La
seconda delle due date italiane del tour degli Yes conferma ciò
che era già evidente da tempo, ovvero che le band reduci dagli
anni settanta ancora attive ai giorni nostri possono vantare una classe
e una bravura che hanno poco da invidiare alla forma raggiunta in
quei gloriosi anni ma che, anzi, sono arricchite dall'esperienza trentennale
derivante da tour su tour. Poco importa se poi le ultime prove in
studio non sempre sono all'altezza del loro passato.
Questi "dinosauri" dal vivo sono ancora grandissimi e danno
parecchi punti alla maggior parte delle band dei nostri giorni. Gli
Yes non fanno certamente eccezione e sono forse l'esempio più
eclatante di questa tendenza. Già questo era un buon motivo
per non mancare all'appuntamento per gli abitanti del nord Italia
a Vado Ligure e, come se non bastasse, c'era anche la possibilità
di vedere lo show nella loro formazione originale, quella con Rick
Wakeman che, dopo lunghi tira e molla durati negli anni, ha fatto
ritorno stabile nella band.
Che dire, il tour precedente a questo vedeva la presenza di un orchestra
sinfonica e l'unico appuntamento in Italia, a Milano, aveva lasciato
già parecchia gente a bocca aperta, ma questa volta posso dire
senza dubbio che la presenza di Wakeman ha fatto la differenza. Le
tastiere di Rick nella band sono nel loro vero elemento naturale e
la band è il giusto supporto per esse; non ci sono Yes senza
Wakeman e non c'è Wakeman senza Yes mi verrebbe da dire.
Il terzo valido motivo per non lasciarsi sfuggire queste due date
italiane è stata la scaletta, che in questo caso comprendeva,
oltre ai classici, la stupenda "Awaken", l'accoppiata magnifica
"We Have Heaven" e "Southside Of The Sky" (quasi
mai proposte live) e un ripescaggio da Tormato, ovvero l'insolita
"Don't Kill The Whale", ottimamente riproposta.
Dicevo dei classici e per nominarne alcuni posso citare "Long
Distance Runaround", "I've Seen All Good People", "Roundabout",
"Siberian Kathru", "And You And I" e "Heart
Of The Sunrise".
Per quanto riguarda i singoli musicisti, tutti hanno eseguito il loro
pezzo da solisti e una nota particolare va a quelli proposti da Steve
Howe con "To Be Over" e "The Clap" e da Rick Wakeman,
che introduce il suo solo con "The Six Wives of Henry VIII",
per poi continuare con note al fulmicotone risultandone poi alla fine
quasi spossato e venendo ovviamente accolto con un boato.
Altro momento spettacolare il duetto di basso e batteria con l'ottimo
Alan White e il fenomenale Chris Squire, vero animale da palco con
una presenza scenica incredibile e vero istrione della serata; una
menzione minore per la canzone proposta da Jon Anderson, bella ma
inferiore a tutti gli altri momenti; c'è comunque da dire che
il cantante, a quasi sessant'anni di età, sfoggia ad oggi una
voce quasi uguale a quella di trent'anni fa, anche se ieri in qualche
momento era meno cristallina del solito. Mitici! MM
Recensioni: Magnification; Symphonic
Live
Articolo: Yes, la discografia commentata
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