Molto spesso mi sono lamentato di situazioni musicali qui in Italia
che hanno fatto sì che il mio giudizio fosse rassegnatamente
negativo al riguardo. Non è per partito preso nei confronti
di un genere musicale a me caro, e neppure per chiusura mentale relegata
a nostalgia dei tempi che furono, bensì vera e propria constatazione
dell’evoluzione culturale del popolo italiano. Ma per fortuna
anche oggi c’è chi si batte per se stesso e la musica,
per poter semplicemente vivere di lei e di esprimere il proprio essere
attraverso le sue corde. In un calderone immenso questi artisti vanno
scovati e supportati perchè è da loro che spesso nascono
emozioni.
Fabio Zuffanti di certo non è l’ultimo arrivato, lo sapete
bene anche voi che seguite le mie recensioni, ha formato numerosi
gruppi come Finisterre, La Maschera Di Cera ed Höstsonaten tanto
per nominare i più famosi ed è un artista che si batte
da venti anni per la sua causa, quella di esprimere un concetto musicale
a cavallo fra semplicità, armonie e Prog Rock. Probabilmente
il connubio di questi elementi non è digeribile a tutti gli
usufruitori, i quali spesso si legano al significato di Prog Rock
distante dal cosiddetto termine “commerciale”. Non che
Zuffanti nella sua carriera abbia fatto dischi prettamente commerciali,
anzi, tuttavia ha ricercato la giusta melodia anche di facile memorizzazione,
magari a discapito di lunghe cavalcate tecniche. Venti anni di realizzazioni
che hanno fatto in ogni caso parlare, emozionare e cantare.
Quest’anno è uscito anche il disco solista “La
Quarta Vittima” che ha riscosso interesse di pubblico in senso
generale e che ha portato Zuffanti a formare una band per partire
in un tour mondiale che ha toccato nazioni come Belgio, Olanda e Canada.
Un concerto in cui si suonano le diverse tappe della carriera che
hanno contribuito a formare l’artista genovese, un insieme di
canzoni estrapolate dai diversi suoi progetti. Ogni canzone è
un tassello importante che l’artista sente vicino a se. Ma non
tutto è filato liscio a livello tecnico e le registrazioni
live purtroppo non si sono potute realizzare. Zuffanti tuttavia ha
ritenuto di immortalare ugualmente questa Zband ed una scaletta importante
che lo ha accompagnato nel corso del tour, per questo si reca agli
Hilary Audio Recording Studio e ripete il concerto live in studio.
Quello che ne scaturisce all’ascolto, oltre alla bellezza delle
composizioni, è una forte sensazione di agio, ossia i musicisti
godono di questa situazione e danno il meglio di loro stessi. Ecco
allora classici come “In Limine” (Finisterre con Boris
Valle),”Rainsuite” (Höstsonaten), “La Notte
Trasparebnte” (La Maschera Di Cera) ed altri ancora, riprendere
vita, una nuova veste comunque elegante e moderna. Del nuovo album
solista ci sono “Una Sera D’Inverno”, “La
Quarta Vittima” e “Non Posso Parlare Più Forte”.La
Zband è formata da Matteo Nahum (chitarra), Paolo “Paolo”
Tixi (batteria), Giovanni Pastorino (tastiere) e Martin Grice (fiati),
oltre che da Fabio Zuffanti al basso e voce.
Sette tasselli importanti per la carriera, ma anche per il Prog Italiano
in generale, troppo spesso relegato al confine dei tempi che furono,
invece con “Il Mondo Che Era Mio” si ha nuovamente l’ennesima
prova che il genere è vivo e vegeto. Ben confezionato in edizione
cartonata, registrato con la consapevolezza di rendere il concerto
più tangibile ed un bel poster de “La Quarta Vittima
Tour”all’interno dell’artwork stesso, questo è
il sunto del cd.
Sicuramente Fabio ora è già all’opera in un nuovo
progetto, la sua “vulcanicità” non è sicuramente
nuova a nessuno, perchè lui è artista vero, vive della
sua musica, o almeno tenta di farlo con tutte le difficoltà
del caso e se ci riesce è solo grazie a se stesso, alla gavetta,
alla bella musica che solo un ascoltatore disattento può lasciarsi
sfuggire.
Da avere e godere! MS
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