| I Cuneesi Airportman con “Letters” sono alla settima uscita 
            discografica. Oggi li ritroviamo con la line-up a tre elementi, con 
            Giovanni Risso, Marco Lamberti e Paolo Bergese. Il sound della band 
            è pressoché lo stesso, leggermente mutato, più 
            minimale. Questa non è una pecca, per chi ama arie leggiere, 
            quasi sussurrate, delicate e soffici potrebbe essere solo che una 
            constatazione effimera. Infatti il disco si basa molto sui suoni di 
            chitarra acustica e tastiere, con l'aggiunta di rumoristica varia 
            e qualche sprazzo di elettronica. Le tracce sono nove, tutte strumentali 
            ed alquanto malinconiche. Sembra quasi di ascoltare una ulteriore 
            ed estrema evoluzione degli Anathema, tanto per intenderci.
 
 Questi nove brani non hanno un titolo, sono semplicemente catalogati 
            come Trk 01, Trk 02…etc. La band ha esperienza sopra le spalle 
            ed un ruolino di marcia davvero invidiabile, con la media di un disco 
            all’anno. E come un buon vino, gli anni ne arricchiscono il 
            sapore. Si va al sodo, senza troppi fronzoli. Suoni che descrivono 
            lettere confidenziali, quelle che i componenti della band si sono 
            scambiate fra di loro, perché c’è legame affettivo 
            e confidenziale. Testi si possono leggere (con la lente di ingrandimento) 
            nel cartone della cover. Le tastiere supportano molto, pur non essendo 
            mai invasive. La malinconia dei suoni ipnotizza, tendente ad uno stato 
            d’animo più oscuro che radioso. Fotogrammi gotici possono 
            affiorare alla mente, fino a raggiungere il buio totale, quello della 
            conclusiva “Trk 09”. E’ un disco intimistico, dove 
            l’anima degli artisti si mette totalmente a nudo, dove l’emotività 
            interna sembra fragile come un sottile vetro. Suoni delicati vengono 
            spezzati da rumori di presenza umana, come respiri o quant’altro, 
            questo per far si che il volo di fantasia, abbia sempre il supporto 
            tranquillizzante della presenza fisica del corpo.
 
 Anima e corpo, fragilità ed emotività, queste sono le 
            sensazioni che “Letters” riesce a trasferirmi. Niente 
            Rock, niente batteria (Drums machine) o basso, solo suoni che fluttuano 
            da un lato all’altro della mente. Riconosco la difficoltà 
            di acquisizione di un prodotto del genere, ma vi assicuro che è 
            colonna sonora perfetta di certe serate passate in solitudine ad ascoltare 
            ad occhi chiusi, perché nella vita c’è bisogno 
            di tutto, anche di un momento di malinconia e di relax. Stacchiamo 
            la spina assieme agli Airportman e fermiamoci a riflettere. Restiamo 
            sospesi nell’aria. MS
 
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