Dodicesimo lavoro per Airportman, progetto di Giovanni Risso e Marco
Lamberti, musicisti di Cuneo molto attenti alla scena Post Rock.
Procede anche il sentiero minimale del gruppo, dove la struttura canzone
incede solitamente in crescendo sonori a partire da suoni psichedelici.
Nenie si intersecano con suoni ricercati, come il piano che sgocciola
note lentamente, fra sensazioni di malessere e cori lamentosi su armonie
a tratti nervose, dettate dalla chitarra ficcante ed incalzante.
Chi è “David”? Il caso potrebbe risolversi leggendo
le poesie scritte nel libretto interno di accompagnamento, fatto a
forma di poster ripiegato. La lettura è apparentemente senza
una logica, come fossero quadri di sensazioni random, accompagnati
dalle illustrazioni di Chiara Dattola, anche loro oscure ed inquietanti.
Un unico brano suddiviso in sei movimenti, dove appunto l’inquietudine
a volte lascia spazio a piccoli raggi di sole. Di certo Steven Wilson
potrebbe apprezzare alcuni di questi momenti, non troppo distanti
dal suo primordiale esordio. Ma è l’oscurità che
vigila sovente.
L’elettronica ha la sua importanza nel contesto compositivo,
tuttavia ad uscirne fuori sono sempre gli arpeggi della chitarra e
i tocchi del piano, quest’ultimo non visto come mezzo di virtuosismo,
piuttosto un viatico per sensazioni ammalianti e minimali. La controprova
la potete avere nel movimento numero tre del disco.
Se si vuole ascoltare una ritmica quantomeno insistente bisogna giungere
al quarto movimento. Quello che manca a “Davide” a mio
modesto avviso, sono i ritornelli, cioè sembra un infinito
refrain. Ok, quando una musica emoziona ha raggiunto il proprio scopo,
ma deve anche avere almeno un qualcosa che rimanga nella mente, un
momento perlomeno che esuli dalla ripetizione degli eventi sonori
rappresentati. Anche la musica di ricerca a mio avviso deve avere
un attimo di tregua durante l’ascolto, un qualcosa che spezzi,
perché qui gli assolo strumentali, intesi come tali non ci
sono, e pensare che è musica prettamente strumentale. Altrimenti
si rischia di avere a che fare con musica da sottofondo.
Airportman è un progetto interessante, intimistico, valente
sotto gli aspetti che ho descritto, ma che è rivolto ad un
pubblico preparato, “David” è l’ennesimo
tassello Ambient della loro lunga discografia. MS
Altre recensioni: Letters; Nino
e L'Inferno; Il Raccolto; Ed
È
Subito Autunno
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