Mujer
Luna è la quinta fatica degli Amarok, una delle migliori formazioni
prog della Spagna. Capeggiati dal polistrumentista (suona veramente
di tutto) Robert Santamaria i nostri sfornano un album carico di luci
ed ombre, la loro musica tocca vette sublimi, ma subito dopo, inspiegabilmente,
è capace di scadere nel banale se non nel ridicolo.
Il brano iniziale "Mujer Luna" possiede una musicalità
eccezionale, tra il folk mediterraneo e suggestioni prog di grande
temperamento, il cantato di Marta Segura ricorda a tratti i portoghesi
Madredeus, ma sono i passaggi strumentali a fare scintille. "En
el Parque" ci cala subito in un'atmosfera sognante e suggestiva,
densa di poesia e di lirismo, purtroppo il cantato di Marta ricorda
certe arie sanremesi, ma il peggio viene quando entra la voce sgraziata
di Carlos Gallego a rovinare tutto per non parlare della voce della
bambina che è veramente stucchevole, solo le parti strumentali
sono piacevoli. Segue la suite "Arabesca" che ripropone
le pregevoli melodie etniche, c'è molto poco rock, ma la musica
è stupenda con grandi inserti di flauto da mille e una notte
e memorabili parti di chitarra acustica. "Sueno Suenos"
a sorpresa presenta un prog molto più convenzionale ed elettrico,
decisamente piacevole. "Nana para el Hijo" è una
romantica e breve ninna nanna che rievoca ancora i Madredeus e anche
i nostri Ataraxia. La suite "Terra Astral" ricorda le magie
dei Black Widow ed è uno degli apici creativi del disco, veramente
imperdibile. Da gustare anche le due parti di "Donde Esta Mi
Amor" con accenni di folk irlandese e i virtuosismi contenuti
nei "Duo para Tabla y Saz".
Come detto in apertura il disco ha dei pregi notevoli e delle pecche
vistose, che però nel bilancio complessivo non infieriscono
troppo. Nel complesso è comunque un lavoro interessante. GB
Altre recensioni: Quentadharken; Sol
De Medianoche
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