Sono passati trentadue anni dalla prima pubblicazione di questo gioiello
di dark prog realizzato dall’oscuro Antonio Bartoccetti, marchigiano
di origine (come un altro grande protagonista del dark tricolore)
e milanese di adozione. La carriera artistica di questo musicista
è poco conosciuta al grande pubblico, ma ha permesso al nostro
di diventare comunque un cult artist con riconoscimenti in tutto il
mondo. Il suo primo progetto portava il nome di Jacula, il nome era
preso da un personaggio di una serie di fumetti soft porno, che aveva
attirato un certo interesse, poi sono seguiti altri progetti meno
fortunati come Dietro Noi Deserto e Invisible Force, infine nel ’74
diventa Antonius Rex e incide l’album Neque Semper Arcum Tendit
Rex (ristampato sempre dalla Black Widow). Il presente album ha avuto
una genesi travagliata, in origine doveva uscire per la Vertigo, che
non aveva gradito i pesanti riferimenti occulti e oltraggiosi, alla
fine il disco esce sulla piccola Tickle con quattro brani, l’anno
successivo viene aggiunta la track “The Gnome” e viene
cambiata la grafica.
Come anticipato la musica di Bartoccetti è dark, molto dark,
la formazione a tre comprende oltre ad Antonio che suona la chitarra,
la sua musa ispiratrice Doris Norton che suona le tastiere e spesso
anche un organo da chiesa e Albert Goodman alla batteria. “The
Gnome” ha un impianto che ricorda per certi versi i Goblin per
le atmosfere gotiche, sembra la sountrack di un film dell’orrore
di quegli anni, poi il brano prende una piega più prog, ma
sempre tenebroso. Un testo esoterico fa da intro a “Necromancer”,
un brano spiritato e surreale, che ci mostra il lato più vero
di Bartoccetti, con lunghe scorribande improvvisate che verso il finale
sfociano nel jazz rock. “Spiritualist Seance” affonda
ancora più le radici nel mistero, suoni eterei guidati da un
organo, fra rumori di porte che scricchiolano, frasi sussurrate e
recitazioni dal sapore rituale poco rassicuranti. Molto simile è
la title track, che è quasi interamente strumentale, ma è
anche molto più romantica. “Morte al Potere” è
il rifacimento di un brano già registrato col progetto Jacula,
una ballata molto settantiana, con Doris che canta in modo molto teatrale,
su trame acide e lancinanti, un brano disperatamente passionale. L’ultima
track è l’inedita “Monastery” incisa nel
1980, è più hard del resto del repertorio, ma l’atmosfera
inquietante è la stessa respirata nei brani precedenti.
Questa ristampa molto curata e ben realizzata è un’ottima
occasione per riscoprire questo gioiello del passato, un disco ovviamente
non per tutti, ma che sarà particolarmente gradito agli amanti
del dark sound. GB
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