Tutti gli esperti di musica sanno che gli A&M, la band formata
dal batterista Furio Chirico e dal chitarrista e produttore Gigi Venegoni,
sono uno dei gruppi più importanti del prog e che l’album
Tilt (74) e un Giro di Valzer Per Domani (75) sono due classici senza
tempo. Non si sono mai sciolti anche se negli anni hanno prodotto
pochi lavori. Oggi vogliono celebrare il quarantennale con un’opera
rock degna del loro glorioso passato, come dichiarano loro stessi:
“il Tilt del ventunesimo secolo”. E da notare che per
l’occasione la Sony ha riportato in vita la storica Cramps.
Il primo brano “Alter Ego” è uno strumentale di
prog ultra classico, con un violino che duetta con le tastiere e la
chitarra, la band è in formissima e il sound è cristallino,
la produzione risulta molto curata, una gioia per le orecchie. Che
dire poi della sezione ritmica? Chirico alla batteria è una
macchina da guerra e il basso di Roberto Puggioni spinge forte. Nella
seconda parte del brano spicca poi un assolo di chitarra da paura,
Venegoni ci regala grandi emozioni. In “Dune” troviamo
il contributo del sassofonista Mel Collins (King Crimson) e sono brividi
grossi. Il brano, sempre strumentale, è più tormentato
del precedente, c’è molta tensione drammatica. Mi piace
parecchio. Ci sono stacchi e cambi di ritmo da saltare sulle sedie.
“Pacha Mama” è il primo brano cantato, le melodie
sono incantevoli, ritroviamo Mel al flauto. Momenti di grande poesia.
Anche “L’Ultimo Imperatore” è cantata. E
ancora colpisce la bellezza delle melodie. I testi, un po’ ermetici,
vogliono spiegare il concept, che è indicato nel titolo dell’album.
Si chiamano in causa il percepito e il non percepibile, il paranormale,
la profondità della psiche e gli scherzi della mente, cosa
è reale e cosa irreale.
Con “Finisterre” si torna alla musica strumentale, ancora
una volta è un brano ricco di sfaccettature, come si conviene
al miglior prog, nervoso e complesso, con passaggi e virtuosismi che
svelano tutta la propria ricchezza solo dopo ripetuti ascolti. Nel
brano “Restare Immobile” troviamo il contributo di Arturo
Vitale, membro storico del gruppo. Non siamo ancora a metà
del disco e già la sensazione è di grande pienezza.
Ogni brano continua il percorso mantenendo il disco sempre su ottimi
livelli. Non c’è un cedimento e anche se siamo in un
contesto puramente prog, non suona mai come datato. L’impegno
compositivo ha dato ottimi frutti e il piacere dell’ascolto
è sempre in primo piano. Anche nei momenti dove viene dato
più spazio alla bravura, troviamo sempre una dose di gusto,
che salva il tutto. Così ad esempio in “Comunicazione
Primordiale”, che è un assolo di batteria, ma che belle
soluzioni. In chiusura la bonus track “Nato” a cui partecipa
il grande Lino Vairetti (Osanna) e scorrono ancora grandi emozioni.
Non mi piace pensare a questo disco come un nuovo Tilt, però
le origini sono importanti, sono un’identità che va rispettata
e questo disco non solo rispetta il passato, ma rilancia la band verso
un futuro, che sembra ancora pieno di nuove sorprese. GB
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