Fra le mani abbiamo la sesta release degli Autumnblaze, ma si tratta del quarto full lenght in studio, infatti l'album precedente presentava in versione acustica i brani più intimisti del gruppo e prima ancora era uscito un mini cd di soli quattro brani.

Se in passato ho considerato il gruppo come una buona promessa, ascoltando questo nuovo lavoro posso dire che la promessa è diventata una conferma: ci troviamo di fronte ad un gruppo in piena ascesa, maturo e in possesso di un ottimo songwriting. Il loro sound è ricco di diverse influenze, troviamo un cantato molto malinconico e ottantiano, atmosfere malinconiche e riflessive tipiche del gothic e costruzioni armoniche complesse che si rifanno al prog nordico, ma anche tanto rock moderno.

Il gruppo è tutto teso alla ricerca di un sound personale, sforzo che non riesce in pieno e qualcosa suona come già sentito come il secondo brano "To The River", ma la successiva "Barefoot on Sunrise" è una track molto personale e tutt'altro che scontata. Il primo brano è carico di energia, probabilmente per bilanciare le ultime uscite e per mostrare che il gruppo ci sa fare. Un pianoforte molto evocativo introduce l'intimista "Message From Nowhere", mentre con "Heaven" torna l'energia, il brano è retto da un classico riffone gothic che lascia presto il posto ad un break ipnotico per poi ripartire con un discreto crescendo. Il lato più progressivo emerge in brani come "Falling" e "Slave", veri gioielli dell'album. L'acustica "Happy Faces" ci riporta alle incantevoli atmosfere di Mute Sessions, dove la band mostra tutta la sua classe. Chiude la parata "Blue Star", incredibile ma è il pezzo più bello, forse il più difficile, ma ti entra dentro con una forza che cresce costantemente lungo gli oltre nove minuti della sua durata.

Forse gli Autumnblaze non avranno mai il supporto dei media e non sfonderanno sul mercato, ma hanno delle grandi potenzialità e meritano di essere scoperti e apprezzati. GB

Altre recensioni: Lighthouses; The Mute Sessions; Perdition Diaries

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