Chi ha già incontrato gli Autunna Et Sa Rose sa a cosa va incontro,
ma non è facile presentare ai neofiti i contenuti di questo
ambizioso progetto artistico. Si tratta di un melange di più
stili e arti, dal teatro, alla musica, alle arti figurative, in questi
casi oggi si usa il termine “multimediale”, ma è
un sostantivo che in questo caso mi piace poco, perché questo
progetto/gruppo nato nel ’94 non segue delle logiche moderne,
sembra piuttosto uscito da un salotto di fine ottocento. Gli AESR
lavorano su più fronti, quindi, nel tentativo di un unicum
artistico sperimentale e affascinante. Nonostante questo non è
facile accostarsi agli Autunna Et Sa Rose, il loro stile è
molto espressionista, permeato di un romanticismo disperato e sofferto,
testi ora declamati ora cantati con stili diversi che vanno dal canto
classico del soprano Sonia Visentin, alla canzone d’autore francese,
la musica è spesso minimale, con pochi strumenti per lo più
acustici come il pianoforte o degli archi come il violoncello di Simone
Montanari o il violino dell’ospite Laura Lo Buono, ma troviamo
anche la chitarra elettrica e un parco uso del programming.
L’Art et la Mort è un concept dedicato all’opera
di Antonin Artaud, sono tre i brani che si ispirano direttamente ai
suoi scritti, ma troviamo anche “Luna et Arcades” che
è il rifacimento del brano “Canzona” degli Ataraxia
con testi di Francesca Nicoli. Poi vengono offerti spunti da scritti
di Pasolini, Baudelaire e Hugo von Hofmannsthal.
Un lavoro complesso che richiede più ascolti e un’attenta
predisposizione all’introspezione, un lavoro duro ma che ci
permette di adare nel profondo del nostro io. Una menzione va anche
al lavoro grafico che accompagna il cd che non è inserito nel
solito box di plastica e non si accontenta nemmeno di un elegante
digibook, ma è un vero libretto con cd allegato, con una grafica
molto curata e dei testi ben leggibili. Da custodire gelosamente.
GB
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