Rock Impressions

Autunna et sa Rose - Phalène d'Onix AUTUNNA ET SA ROSE - Phalène d'Onix
Ark Records
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Neo Classica / Gothic / Avantgarde
Support: CD - 2012


Gli Autunna Et Sa Rose sono sempre stati un gruppo scomodo, per certi versi disturbante, nel senso che obbligano ad un ascolto profondo, non superficiale, cosa che non è tanto usuale di questi tempi, l’alternativa, per certi versi tragica, è quella di togliere il cd dopo il primo assaggio. Il loro percorso artistico arriva a questo nuovo capitolo con una continuità e una coerenza invidiabili, che hanno conquistato al gruppo una credibilità e viste le premesse direi che è un risultato non da poco.

Phalène d’Onix è un disco particolarmente cupo, lo si vede fin dalla copertina, dove una farfalla viola scuro traspare su un nero totale, quasi lugubre e le note di apertura ne sono lo specchio, suoni apocalittici, da dramma, molto teatrali, quasi fisici, poi entra un testo declamato da una voce disperata e angosciata, la prima parte è particolarmente ermetica e francamente mi è sembrata più un esercizio di stile: “… raggi cardiaci che rimbalzano crudi su crittografate pareti, irreali, inconcepibili figure d’astio…” non sono versi facili. La possiamo definire musica classica post moderna, i suoni sono minimali, sospesi, spesso disarticolati e volutamente dissonanti, gotici come non mai, non sembra esserci una vera e propria linea melodica e il tutto assume la forma di una continua improvvisazione. Potremmo chiamarlo avantgarde gothic, ci sono undici artisti che si alternano nei vari brani, abbiamo quattro archi, un clarinetto, un pianoforte, un basso, le percussioni due cantanti, un soprano e un mezzo soprano e un narratore, ne esce un mix labirintico, ossessivo, ma di cui si avverte lo spessore. Certo non mancano momenti davvero pesanti, dove l’incomunicabilità che affligge la nostra cultura attuale diventa musica, ma ci salva il testo posto all’inizio del booklet, senza la cui lettura diventa impossibile fruire di tutto il lavoro. “È un fatto che le Arti possono aiutarci ad essere più consapevoli dell’Amore dandoci la possibilità di farne un’esperienza più profonda delle nostre emozioni, di combattere contro ogni forma di superficialità e di non lasciarci ignorare la loro intima complessità.” Parole intense.

Le fantasie tetre di questi artisti sono un monito contro la banale inconsistenza di questi anni difficili, in cui tragicamente impera il vuoto di contenuti dei media. In certi momenti le scelte espressive mi sono sembrate troppo cerebrali e quindi ostiche, ma apprezzo molto l’intento dell’intero progetto, che merita sicuramente attenzione. GB

Altre recensioni: Logos; L'Art et la Mort

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