Il terzo disco da sempre è considerato come il banco di prova
di un progetto, il disco di un’acquisita maturità artistica,
certo non credo che molti avrebbero scommesso su questo duo tedesco
di rock alternativo , invece eccoli col seguito degli ottimi due album
precedenti. Non c’è molto da dire sulla loro biografia,
rispetto a quanto già detto nelle precedenti recensioni, piuttosto
mi piace sottolineare l’artwork che è al tempo stesso
oscuro e ricercato, una bella illustrazione di Malte Seidel, che raffigura
degli elementi architettonici gotici.
Il disco parte con “Oceandriver”, che presenta un giro
di batteria abbastanza buono di Claus, poi entra il riff del basso
devastante di Ingmar e l’atmosfera diventa subito rovente, un
heavy psichedelico ad altissima intensità, ritroviamo elementi
prog e doom/stoner, ma su tutto c’è il senso drammatico
di questi due musicisti sorprendenti e si sente che i due sono sempre
più convinti del loro progetto. “Five Minutes of Resistance”
è una cavalcata selvaggia, l’elemento primitivo della
musica di questo duo è da subito quello che mi ha impressionato
di più e mi piace sempre ritrovarlo, quanta energia! Potenza
che torna anche nell’altalenante “Sultana”, che
offre anche delle parti più tranquille, ma sostanzialmente
è una macchina da guerra molto ben oliata. Nella prima parte
di “Rocking Chair” Petersen usa il basso come se fosse
una chitarra acustica e ci offre una ballata molto nostalgica ed evocativa,
in questa parte la batteria è assente, poi entra la seconda
sezione elettrica, rimane l’atmosfera malinconica nel cantato,
col tipico incedere heavy doom psichedelico, sempre di grande impatto.
“A Poem” scorre con la solita irruenza, senza aggiungere
nulla. Particolare “Wild Geese Yell”, che presenta in
sottofondo i suoni di un temporale, sui quali si distende un arpeggio
acustico delicato alquanto malinconico, poi entra senza soluzione
di continuità “The Dragonfighter” con una scarica
di sofferta lentezza meditativa, che sottolinea lo spessore di questi
musicisti. “Counted is Bygone” è quasi un rock
‘n’ roll grezzissimo, divertente e trascinante, ottimo
il finale. Chiude “Trainer” che è più sperimentale
con un buon crescendo.
I Beehoover hanno superato brillantemente la prova del terzo disco
e si confermano come una delle realtà più particolari
ed interessanti della scena alternativa. GB
Altre recensioni: Heavy Zooo; Concrete
Catalyst
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