Bibbo’ torna e si concede al pubblico in maniera eclatante,
mettendo a nudo la sua anima. Prima di addentrarmi nell'importante
argomento spirituale trattato in "Genemesi", è giusto
presentare a voi il cantautore progressivo Pierpaolo Bibbò
e quello che è riuscito a raccontare nel suo breve excursus
musicale post vintage. A volte scaturiscono idee giuste in momenti
sbagliati, fatto è che il cantautore sardo Pierpaolo Bibbò
nel 1980 se ne esce con "Diapason" (La Strega Records -
1994 ristampa Mellow Records), un disco dalla profonda radice Prog,
quella oscura proveniente da un frammento del DNA dei Van Der Graaf
Generator, senza raccogliere il giusto merito, solo per colpa di un
mutamento sociologico e musicale dove il "logorroico" Prog
eclissa a favore di febbri del sabato sera e Punk. In realtà
un disco interessante dai buoni spunti, per un pubblico amante del
Synth, sia di nicchia che del Rock.
Bibbò in precedenza, precisamente nel 1977, ha già inciso
due 45 giri a nome Distilleria M.B. assieme a Giampiero Melosu, ma
qui lo stile è differente, siamo in ambito Country Rock. Non
esulano collaborazioni con artisti anche locali come Benito Urgu e
poi i Banda Beni, Giulio Manera, Gruppo 2001, Tony Galbiati, I Serpentoni
ed altri ancora.
Dopo l'esperienza "Diapason", nel 1982 entra per un anno
nella band Sardana poi rinominatasi Segno , realizzando un 45 giri
dal titolo omonimo. Segue un Q Disc nel 1984 ("Anninnora")
per poi proseguire la carriera musicale come arrangiatore e compositore
per musicisti a venire. Passano dunque ben 32 anni da quel debutto
discografico, oggi è la volta di "Genemesi", mix
fra Genesi e Nemesi, un album composto da otto nuove canzoni sempre
in stile Progressive Rock.
L'argomento trattato nell'album è profondo, personale e teologico,
seppure visto dal lato umano del non credente (che comunque ha letto
le Sacre Scritture), di colui che è semplicemente alla ricerca
di un Dio, ma che non sia obbligatoriamente fatto a nostra immagine
e somiglianza in quanto noi umani imperfetti.
"Il Viaggio" inizia con vigore ed elettricità Rock,
quella della chitarra di Fabio Orecchioni, il percorso musicale, dove
si sfiora anche l'essenza del Metal. Ma è la melodia ad avere
ragione, fra suoni caldi di basso e programming. Tutto questo porta
all'adiacente "Fratello", dove un arpeggio di chitarra ricorda
delicati passaggi vintage, mentre l'autore si confida e confessa il
suo non credo, sentendosi per il prossimo un ipotetico fardello. Bello
il breve finale strumentale e qui il Prog di matrice italiana si evince
in modo palese, dedito a quelle fughe strumentali care a band come
le Orme, per intenderci.. Subentra dunque "Metastasi D'Autunno",
canzone dal riff elettrico e una buona energia, grazie anche al violino
di Luca Agnello. Da menzionare il fatto che nel disco la batteria
è programmata, questo per coloro che non amano il suono campionato,
anche se in realtà è ben realizzato, personalmente non
lo vedo come un limite, piuttosto una gestione di comodo in quanto
soluzioni programmate si affacciano anche non in ambito ritmico.
Suoni moderni, elettronici, piccole schegge di Battiato colgono l'ascolto
in "L'Osservatore Indifferente", impreziosito dalla voce
profonda di Silvia Ciudino, proprio a conferma del buon uso del Programming.
Ancora importanti considerazioni nella Rock "Deus Ex Machina"....perché
i limiti dell'uomo, per il cantautore sono il limite di Dio. "Creati
A Immagine Della Tua Vanità" è strumentale, un
gioco Prog collaudato nel tempo, con tutti i componenti del caso,
dai cambi di ritmo alle tastiere in cattedra che si alternano a solo
di chitarra. "L'Urlo Del Pesce Rosso" ha un significato
profondo ed un solo di chitarra veramente da godere.
E Bibbò chiude con un importante domanda ed una esortazione,
"Dio,chi è il tuo Dio? E chi lo giudicherà?",
quindi "Padre rivela la mia ombra, fa che si possa alzare in
volo fino a te".
Il grido di un non credente che vorrebbe fortemente credere, per godere
di una serenità spirituale e mentale appagante, questo per
un dare senso alla nostra breve esistenza, il tutto messo in musica
per la mente.
Un disco fuori dai canoni, una musica semplice per chi già
conosce profondamente il Prog, ma che comunque riesce sempre a regalare
buone melodie ed emozioni. Un ritorno più che decoroso! MS
Altre recensioni: Via Lattea
|