Rock Impressions

Black Hole - Land of Mystery BLACK HOLE - Land of Mystery
Andromeda Relix
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Dark Rock, Doom
Support: CD - 1985 (2006)


La coraggiosa Andromeda Relix è autrice di un altro ripescaggio dai sempre più lontani anni ’80. In questo caso si tratta dei Black Hole, che hanno già pubblicato il loro secondo lavoro postumo “Living Mask” sempre con la Andromeda di Gianni della Cioppa. Quando si pensa al dark rock e al doom in Italia vengono subito in mente i nomi dei Death SS, di Paul Chain, dei The Black di Mario Di Donato, ma pochi ricordano il nome dei veronesi Black Hole, che diedero alle stampe questo unico Lp ufficiale nel 1985.

All’epoca quasi tutti snobbarono il disco, tranne poi rivalutarlo e farlo diventare un vero must per i collezionisti, mi ricordo che la sua quotazione nei mercatini era veramente alta. In realtà chi se ne intendeva sapeva che non si era di fronte ad un lavoro all’altezza di quelli partoriti dalla fervida mente di Catena, o di certa NWOBHM dedita al lato oscuro, eppure a distanza di tanti anni ascoltare questo platter, ora proposto in versione cd, da ancora delle emozioni.

Il riffing sabbatiano della chitarra di Nicola Murari unito alle tastiere sulfuree di Roberto Morbioli e al drumming tribale di Mauro Tollini danno vita ad un sound oscuro e misterioso come pochi altri, frutto di un mix di Black Sabbath, Dark Wave, elettronica tedesca ed ovviamente NWOBHM. Il tutto si esprime in un gusto per la melodia che manca in molto doom, ma che spesso rimane solo abbozzato a causa di una produzione inevitabilmente “povera” e “domestica”, ma chi riesce a leggere la passione che si cela dietro l’immagine ruvida dei brani sente quanto gusto c’è in tracce come la metallara “Demoniac City”, la tenebrosa “Land of Mystery”, l’inquietante “All My Evil” con quel demoniaco telefono che continua a squillare, l’inno psichedelico “Bells of Death”, “Blind Men and Occult Forces” che non avrebbe sfigurato in repertori più blasonati, la misteriosa “Spectral World” e gran finale con la tribale e onirica “Obscurity in the Eternal House”. C’è molta ingenuità mista a freschezza e buone idee, questo mix non bastò al gruppo e di li a poco la loro avventura ebbe fine, ma resta questa bella testimonianza.

Alle sette tracce del disco originale sono aggiunte tre versioni demo e una live, la registrazione di queste tracce è piuttosto approssimativa, ma anche molto naif e permette a chi ha vissuto quegli anni di approfondire la conoscenza di questo gruppo unico. Quanti anni sono passati e quanto sembra lontano questo disco dalle luccicanti produzioni moderne, eppure per me ha ancora un grande fascino. GB

Altre recensioni: Evil in the Dark


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