Ci sono gruppi musicali che diventano un cult pur non avendo alle
spalle vendite eclatanti. Questo accade quando si trattano tematiche
e idee musicali non popolari ma di nicchia. Abbiamo avuto in Italia
un esempio con i Death SS e anche con i veronesi Black Hole qui in
esame. Robert Measles (voce, basso, chitarra, organo, drum machine)
ne è il leader storico, sin dai tempi della formazione nel
1981. Dopo tre demo nel lasso di tempo che va dal 1983 al 1984, è
la volta dell’esordio dal titolo “Land Of Mystery”
(City Records – 1985), disco che ha lasciato il segno nel genere
Metal gotico italiano non soltanto nei nostri confini. Dopo altri
tre demo, nel 2000 è la volta del loro sunto dal titolo “Living
Mask”. E quando meno te lo aspetti, i “narratori del male”
ritornano oggi con “Evil In The Dark”, altro disco che
raccoglie materiale passato ed inedito, frutto di sessioni dei primi
anni ’90 e di nuove idee.
Dodici tracce ed un artwork curato nei particolari, compresi i testi,
le narrazioni di Robert Measles, le foto e i dipinti.
Un organo da chiesa apre il disco nel brano dal titolo omonimo e l’oscurità
cala improvvisamente, il suono è penalizzante, ma non scalfisce
l’atmosfera che il brano va a creare. I Black Hole vivono nell’oscuro
e il suono del basso ricopre in esso un ruolo importante, altra controprova
la si ha in “Alien Woman”. Fra i frangenti migliori spicca
la “Progressiva e strumentale ”Astral World” quasi
dieci minuti di musica Doom e Psichedelica supportata dall’organo
e da un solo celestiale. Un macigno “X Files”, dedicata
a Edgar Froese dei Tangerine Dreams scomparso nel 2005, mentre “X
Files II” è in mano alle tastiere e all’elettronica
che tuttavia mantengono sempre quel velo di cappa oscura. “Inferi
Domine” ancora una volta sfonda con l’organo e l’aria
diventa solfurea, specie nel breve cantato. Sanguinante e sgraziata
“Dangerous Beings”, mentre la successiva “Nightmare”
potrebbe benissimo uscire dalla colonna sonora di un film Horror.
Il disco si chiude con la breve “The Final Death”, giusta
e degna passarella finale per l’organo.
Il combo sta a sottolineare con questo album quanto sia importante
avere personalità e non stare a nessun compromesso sonoro.
Così se si aggiungono le qualità artistiche, si entra
nel culto di nicchia a cui mi riferivo in precedenza, e questo rispolverare
fuori tracce passate e testimonianze mai edite, fanno per i collezionisti
del disco un bocconcino prelibato.
Se la fine dell’universo avesse un suono, questo si potrebbe
denominare “Evil In The Dark”.
“Un giorno le anime si incontreranno e il male scomparirà”.
MS
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